L'apertura di Tokyo2020 passa da “festosa” a “solenne”

Giulia Pompili

I dubbi dell’imperatore sulle Olimpiadi e il testo del suo discorso d'inaugurazione: non ci sarà la parola oiwai 

La parola incriminata è “oiwai”, che in giapponese significa celebrare. Ma tutto fa pensare che questa sera, nella capitale Tokyo, nessuno la pronuncerà, nemmeno la persona che incarna il paese e lo rappresenta: l’imperatore. 


La cerimonia quest’anno non è per niente la tradizionale festa dello sport e del paese ospitante. Anzi: un clima cupo accompagna l’inizio della manifestazione, mentre si contano i nuovi contagi dentro a quella che veniva considerata l’impenetrabile bolla olimpica (più di 90 finora) e i licenziamenti eccellenti – l’ultimo è quello del  comico Kentaro Kobayashi, che aveva la responsabilità di dirigere lo spettacolo, per delle vecchie battute sull’Olocausto. Il comitato organizzatore ha fatto sapere che lo show sarà “solenne” ma “con lo spirito della ripresa”.

 

E per interpretare questa cupezza basterà osservare con attenzione soprattutto l’imperatore Naruhito, che farà il discorso d’apertura dei Giochi questa sera intorno alle 20 (in Italia  le 13). Secondo i media giapponesi, la parola oiwai è stata cancellata dal suo testo per evitare le interpretazioni che suonerebbero in contraddizione con l’aria che si respira a queste Olimpiadi. Naruhito è salito al trono del Crisantemo il 1° maggio del 2019, dopo la storica abdicazione dell’imperatore Akihito, e ha rinunciato praticamente a tutte le cerimonie pubbliche di intronazione che si sarebbero dovute svolgere nel 2020 a causa della pandemia. Il mese scorso si era detto “preoccupato” per le Olimpiadi, e c’erano state parecchie polemiche, perché nella tradizione nipponica un imperatore è un simbolo, ma non gli è permesso di esprimere opinioni su questioni politiche. Naruhito lo aveva fatto lo stesso, dando voce all’80 per cento dei cittadini che ancora oggi si dichiara contrario allo svolgimento della megamanifestazione.  L’altro ieri ha incontrato il presidente del Comitato olimpico internazionale, Thomas Bach, al Palazzo imperiale, a distanza e senza drink né cibo, com’è ormai il protocollo pandemico, e gli ha detto: “Pur prendendo tutte le misure di sicurezza possibili, la gestione dei Giochi è un compito tutt’altro che facile”. Come a dire: in che guaio ci siamo messi.


Stasera, nella sua veste di patrono onorario delle Olimpiadi, sarà Naruhito a dare il via ai Giochi, e se tutto andrà bene, tra gli spalti della cerimonia ci sarà il presidente francese Emmanuel Macron e la premier dello stato australiano del Queensland Annastacia Palaszczuk, che ospiterà i Giochi del 2032. L’America, migliore amica del Giappone, ha già mandato a Tokyo la first lady Jill Biden. Ci saranno in tutto circa quindici rappresentanti di altrettanti governi: “Abbiamo avuto molte cancellazioni dell’ultimo momento per via dell’aumento dei contagi a livello globale”, ha spiegato l’esecutivo giapponese. Perfino Shinzo Abe, l’ex primo ministro che più si era battuto per queste Olimpiadi, ha deciso di disertare. Che disastro.  

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.