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Le grandi pulizie della Merkel per lasciare la Germania in ordine

Paola Peduzzi

La cancelliera non parla di pass vaccinale e tenta la via della persuasione anche nei campi di calcetto

Ogni giorno è un’ultima volta per Angela Merkel, sedici anni al potere e le elezioni a settembre in cui non si candiderà più alla cancelleria tedesca. L’ultimo viaggio in America, l’ultimo discorso al Bundestag, ieri l’ultima conferenza stampa estiva: cosa farà dopo?, le chiedono, e lei risponde che non ha molto tempo per pensare al futuro, tra l’alluvione che ha colpito la Germania, la nuova accelerazione del virus, Nord Stream 2. Mette in ordine in casa, la Merkel, fa le grandi pulizie prima dei saluti finali. La cancelliera è preoccupata della “dinamica allarmante” dei numeri del contagio, “la crescita è esponenziale”, ha detto la Merkel, la quarta ondata di Covid sta già emergendo ed è l’ondata dei non vaccinati (copyright Joe Biden).

 

I dati in Germania non sono tremendi come in altri paesi europei, ma il Koch Institut ieri ha registrato 1.890 nuove infezioni: il tasso d’incidenza dei nuovi casi ogni 100 mila persone è del 12,2 per cento negli ultimi sette giorni, quando all’inizio del mese era del 4,9. La Merkel pensa che i casi raddoppieranno nelle prossime due settimane e che “potremmo dover introdurre misure restrittive addizionali”. Non ha parlato del passaporto vaccinale e ha scelto, almeno per ora, la strada della persuasione: aveva fatto così anche all’inizio del lockdown lo scorso anno, salvo poi dover mettere regole e obblighi come tutti gli altri paesi. “Ogni vaccinazione è un piccolo passo verso il ritorno alla normalità – ha detto – Il vaccino non protegge soltanto te, ma anche chi ti è vicino, chi ami. E il vaccino protegge anche contro le misure che limitano la nostra vita quotidiana: più siamo vaccinati, più liberi saremo, come persone e come comunità”. Al momento in Germania, il 60,4 per cento dei tedeschi ha ricevuto una dose, il 48 per cento è completamente vaccinato. Merkel chiede ai tedeschi di parlarsi tra di loro, “al lavoro e al campetto da calcio”, incoraggiandosi l’un l’altro ad andare a fare il vaccino: il passaparola del vaccino deve far capire che la libertà è a portata di mano se tutti fanno la loro parte. Fidatevi dei fatti e della scienza, ha detto la cancelliera, “i fatti sono fatti, le emozioni e le opinioni sono un’altra cosa. Non dobbiamo mischiarli, è importante che nella nostra società, quando si discute, ci si basi sui fatti”.

 

La Merkel conta, nelle sue grandi pulizie di fine mandato, sulla responsabilità dei tedeschi. Conta anche su altre cose non proprio scontate né semplici: sul fatto che Vladimir Putin, il presidente russo, non utilizzi l’energia, quindi Nord Stream 2, come un’arma politica per destabilizzare l’Europa; sul fatto che a sud, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sia altrettanto disciplinato e non utilizzi i migranti come un’arma politica per destabilizzare l’Ue. Entrambe le cose sembrano improbabili, ma la cancelliera pensa comunque che “il compromesso” è quel che “costituisce una democrazia, non bisogna credere che il compromesso sia una cosa negativa”. Anche sulla questione climatica, la Merkel ha cercato un compromesso tra le varie forze politiche, i Friday for future hanno fatto muovere molte cose, ma per agire poi vanno costruite delle maggioranze, c’è una differenza tra la piazza e il palazzo, virtuosa e macchinosa insieme, e infatti la cancelliera ha ammesso di non essere riuscita ad andare veloce su una questione come questa, in cui il tempo è decisivo.

 

Nell’ordine finale della Merkel, quello che lei vuole consegnare ai suoi successori, ci sono ancora un paio di cose. Le mancherà il potere?, le hanno chiesto. “Non può mancare una cosa di cui non si è ancora privati”, ha risposto, “quando non avrò più potere risponderò”. E poi c’è sempre una domanda sulla leadership femminile, ché se non la fai alla Merkel una domanda così a chi la fai? “Le donne tendono a struggersi molto per l’efficienza”, ha detto la cancelliera uscente, usando un termine, “sehnsucht”, che è tra i più belli di questa lingua unica e che vuol dire struggersi, ma anche ammalarsi di desiderio, ambire fino a stare male, ed è come se la Merkel dicesse, rassettando le ultime cose: a volte accontentarsi fa bene.

 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi