Editoriali

Il Recovery plan è solo l'inizio

Redazione

Approvato il nostro Pnrr. Ora ci vogliono impegno e spirito di coesione

L’Ecofin ha dato il via libera al piano nazionale di ripresa e resilienza dell’Italia, sbloccando l’esborso di 25 miliardi di prefinanziamento che dovrebbe arrivare nelle casse del governo già alla fine di luglio. In appena dodici mesi l’inimmaginabile si è realizzato. Non solo i leader dell’Ue hanno trovato un accordo su un Recovery fund da 750 miliardi, finanziato da emissioni di debito comune, ma si sono anche dissipati i molti dubbi sulla volontà dell’Italia di riformare la propria economia per fare un buon uso dei fondi per la ripresa post Covid. Mark Rutte e gli altri premier dei paesi frugali non hanno attivato il freno di emergenza per contestare il Pnrr italiano. La loro preoccupazione si è spostata sullo stato di diritto e il clientelismo in Ungheria. Gran parte del merito va a Draghi. “E’ indubbio che la spinta finale che ci ha consentito di avere qui a Bruxelles la sensazione di un piano di alta qualità e di poter dare il via libera è avvenuta nell’ultima fase grazie anche alla leadership di Mario Draghi”, ha spiegato il commissario Paolo Gentiloni.

 

Eppure l’approvazione dell’Ecofin è solo l’inizio per l’Italia, che è il primo beneficiario del Recovery fund con circa 200 miliardi. “La conclusione sarà nel 2026”, ha ricordato Gentiloni: “Ogni anno avremo un esame” da parte della Commissione “per verificare che i piani siano rispettati, perché i bonifici arrivano da Bruxelles nel momento in cui si raggiungono quegli obiettivi con quelle scadenze”. Dovranno essere rispettati target e milestone su investimenti e riforme strutturali, altrimenti gli esborsi saranno bloccati. La ricompensa è “cambiare il futuro della nostra economia”, ha ricordato Gentiloni: “Dobbiamo farlo con dei ritmi e degli impegni davvero straordinari”. Per questo serve “un po’ quello spirito di coesione che in questi giorni abbiamo celebrato per la magnifica vittoria della nazionale a Wembley”, ha detto Gentiloni.

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