Lo sconfitto

Abu Mazen l'irrilevante

Micol Flammini

Dov’è il leader dell'Autorità nazionale palestinese?  E’ impopolare tra i suoi e poco credibile all’estero, i leader internazionali sanno che non può mediare e non è ascoltato. Hamas l'ha superato e lui si ritrova ad aver perso le elezioni senza averle svolte

Mahmoud Abbas (Abu Mazen), presidente dell’Autorità nazionale palestinese, è l’assente, o addirittura il primo sconfitto, nello scontro che da lunedì sera vede fronteggiarsi Gaza e Israele. Con i suoi ottantacinque anni di età e quindici di presidenza, Abu Mazen aveva pensato che l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca avrebbe coinciso con una maggiore apertura americana verso la causa palestinese. Per farsi vedere ben disposto e per compiacere Biden aveva anche indetto per la prima volta delle elezioni che poi, per paura di perdere, ha cancellato. Avrebbe vinto Hamas, il gruppo  che ha il controllo della Striscia di Gaza e che ha lanciato l’offensiva contro Israele. Abu Mazen, dopo aver cercato di proporre a Hamas un governo di unità nazionale, ha annullato le elezioni. Non avendo  intenzione di assumersi la responsabilità della cancellazione di un voto così atteso, ha detto che  non si sarebbe tenuto per colpa di Israele, che non avrebbe permesso ai palestinesi che risiedono a Gerusalemme est di votare nella capitale. 


La cancellazione delle elezioni è stata uno dei tanti fattori scatenanti di questo conflitto, ha messo Hamas in una posizione di forza e Mahmoud Abbas nella condizione di aver perso comunque le elezioni, senza neppure averle svolte. Le prime proteste a Gerusalemme durante lo scorso fine settimana non erano soltanto contro Israele, ma anche contro Abu Mazen  e giovedì alcuni dei fedeli che si sono recati alla moschea di al Aqsa per la preghiera  portavano con loro le bandiere di Hamas e davano del traditore ad Abu Mazen. Hamas è stata rapidissima a trasformare  i razzi in uno show a suo favore e la debolezza di Abu Mazen gli sta rendendo il compito semplice. Il leader dell’Autorità palestinese e il suo partito Fatah in questi giorni hanno deciso  di non assumere una propria linea riguardo al conflitto,  di limitarsi, come accaduto ieri, a chiedere a Biden “di intervenire per fermare l’aggressione israeliana”.   

 

 

Oltre ad aver perso da tempo  il sostegno dei palestinesi,  Abu Mazen ha anche perso l’interesse della comunità internazionale che lo considerava un interlocutore. Il segretario di stato americano, Antony Blinken, il presidente francese Macron, il turco Erdogan e il re giordano Abdallah II si sono rivolti a lui, ad Abu Mazen, per parlare del conflitto, ma più per prassi che per convinzione. In questi anni  si è dimostrato un fallimento agli occhi dei  palestinesi ma anche dei leader internazionali, perché Abu Mazen non ha mai lavorato per favorire pace e integrazione, né per migliorare le condizioni di vita del suo popolo. In questo momento la comunità internazionale ha ancora meno ragioni per essere interessata a un leader che non soltanto  non ha avuto successo, ma che oggi è anche irrilevante. Non ha influenza né su Hamas né sugli altri gruppi armati che imperversano a Gaza, come il Jihad islamico. Non può mediare, non è ascoltato, i suoi rapporti  con la Striscia erano complicati prima, non ci mette piede dal 2007, e dopo il voto annullato lo sono ancora di più. 

 

E’ il primo sconfitto di questa guerra, che lui ha contribuito a causare e probabilmente il governo di Abu Mazen sarà la prima cosa che cambierà dopo la fine degli scontri, perché il capitale politico che Hamas sta guadagnando chiederà il conto. il leader di Fatah ora è impegnato a proteggere il suo potere, il Jerusalem Post racconta che aveva ordinato alle sue forze di sicurezza di impedire che nelle aree controllate dall’Autorità palestinese in Cisgiordania  si svolgessero scontri e  manifestazioni a favore di Hamas. Ma le violenze tra arabi ed ebrei  sono cominciate venerdì ed erano fomentate da Hamas. Un commentatore palestinese ha detto al Times of Israel una cosa che dà la misura del successo dell’organizzazione terrorista: “Hamas ha guadagnato molta popolarità. In Cisgiordania, di sicuro, e altrove nella diaspora palestinese. Forse un po’ meno a Gaza”, dove le conseguenze  della politica  di Hamas le stanno subendo. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.