Guerra dalla Striscia

Per Hamas i razzi sui civili israeliani sono uno show politico 

Daniele Raineri

Centinaia di lanci sulle città, i gruppi armati di Gaza li annunciano in anticipo per massimizzare l’effetto. I rivali di Fatah immobili

Il secondo giorno di guerra tra i gruppi armati di Gaza e le forze militari di Israele è stato intenso come le prime ventiquattro ore ma ci sono stati un po’ meno lanci di razzi – giusto qualche decina in meno, un cambiamento non percettibile sul totale di milleduecento registrati alle sei di sera. Prima o poi entrambe le parti dovranno cercare il rallentamento e poi il termine delle operazioni. Sanno che alla fine questo conflitto non avrà alcun risultato pratico se non parecchi morti e la distruzione di molti edifici. Secondo il ministero della Sanità di Gaza finora i bombardamenti aerei hanno ucciso 56 palestinesi, dei quali 14 minorenni, e dall’altra parte i lanci di razzi hanno ucciso sei israeliani, incluso un bambino di sei anni. Tuttavia secondo Defense for Children, una ong palestinese che si occupa di protezione dei bambini e registra le vittime e le circostanze della loro morte, alle sei del pomeriggio di martedì un razzo sparato da un gruppo palestinese – e non una bomba israeliana – è caduto corto nella Striscia di Gaza vicino alla moschea al Omari a Jabalia e ha ucciso otto palestinesi, inclusi due bambini. 

 

 

Ogni attacco e ogni raid aereo a questo punto è dettato dalla necessità di non apparire deboli mentre si attende il giorno del cessate il fuoco. Ieri mattina Hamas ha ucciso con un missile controcarro un soldato israeliano dentro a un veicolo blindato sul confine della Striscia e poi con colpi di mortaio ha ostacolato per un po’ i soccorsi. Poche ore dopo un bombardamento israeliano ha centrato grazie a informazioni di intelligence una riunione di Hamas e ha ucciso alcuni leader – uno di prima fila, non succedeva a quel livello dal 2014. Gli israeliani hanno abbattuto un altro palazzo di una decina di piani – usato da Hamas – e il gruppo armato ha risposto con altri lanci a sciame. Questi colpi reciproci per ora bloccano ogni possibile mediazione. Se il ritmo degli attacchi riprende e accelera, allora si va verso una escalation che fino a una settimana fa sembrava impensabile e dopo verso l’intervento di terra da parte di Israele dentro la Striscia. Hamas e gli altri gruppi di appoggio non ricevono alcun vantaggio pratico da questa fiammata di violenza. 


Non porta loro nulla se non il progressivo esaurirsi dei razzi a disposizione, che secondo le stime dell’intelligence israeliana sono circa cinque-seimila. A questo ritmo corrispondono a dieci giorni di guerra, meno se si considera i raid aerei israeliani che distruggono depositi e uccidono lanciatori. La grande maggioranza di questi razzi inoltre è a corto raggio e quindi non offre la possibilità di attacchi come quello contro Tel Aviv che martedì sera ha fatto il giro del mondo. Ma Hamas e gli altri stanno ricevendo un altro tipo di vantaggio, incassano prestigio, credibilità e seguito nell’opinione pubblica palestinese. Sui loro canali telegram addirittura annunciano i lanci degli sciami di razzi con qualche minuto di anticipo, che da un lato vanifica l’efficacia ma dall’altro è un modo di ostentare la capacità di essere una minaccia coordinata contro gli israeliani. E’ tutto capitale politico che guadagnano a discapito di Fatah, l’altro grande schieramento palestinese. 

 

 

Due settimane fa Hamas era pronta a vincere contro Fatah le prime elezioni palestinesi dopo quindici anni, ma le elezioni sono state annullate dall’Autorità nazionale palestinese, che fa capo a Fatah e non vuole perdere. Adesso Fatah vede Hamas occupare tutta la scena e non può fare nulla perché in queste circostanze è debole e poco rilevante. I giovani arabi che in queste notti scendono nelle strade delle città miste per scontrarsi con la polizia israeliana non guardano a Fatah, ma ai gruppi armati di Gaza. 


Ieri Hamas ha pubblicato un video di propaganda che s’intitola “La battaglia della spada di Gerusalemme” e spiega come fa a lanciare decine di razzi in sequenze rapidissime dalla Striscia contro le città israeliane. Sono razzi pesanti che hanno una gittata di 120 chilometri e gli uomini di Hamas protetti da un telone che blocca la vista dall’alto – quindi a droni e satelliti – li piazzano molto in anticipo dentro rampe di lancio metalliche seppellite nella sabbia e già orientate verso i bersagli, come Tel Aviv e Ashdod. Il numero di lanci in due giorni di guerra ci dice che ci sono migliaia di queste rampe nascoste nel terreno, sparpagliate in tutto il nord della Striscia e riempite con razzi. Quando viene il momento di sparare, Hamas e le altre fazioni ne lanciano a decine in modo da creare un effetto sciame che può mettere in difficoltà le difese degli israeliani. Nel video di Hamas si dà  enfasi ai lanci ma le postazioni sono oscurate per non farle vedere e Hamas ha ordinato agli abitanti di Gaza di non mettere sui social video delle partenze di razzi per non aiutare gli israeliani. Si tratta di una precauzione inutile perché l’intera Striscia è sempre sotto osservazione e i radar individuano subito il punto di partenza dei razzi. 
 

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)