(Lapresse)

Madrid Italia

Alberto Mingardi

Il trionfo di Ayuso suggerisce che sulla libertà dei moderni si può costruire un consenso
 

Libertà, quanti delitti si commettono in tuo nome. Questa specie di sospiro è la reazione tipica, comprensibile quanto miope, ogni volta che tale parola rientra nel dibattito pubblico, e peggio ancora se ci rientra da “da destra”. Cosi è stato anche a Madrid. Per i critici (ma più onesto sarebbe dire, rendendo onore alla veemenza e all’ideologia, i nemici) di lsabel Díaz Ayuso, la presidente della Comunidad di Madrid che alle urne ha sbancato la sinistra, polverizzato l’insipido centrismo di Ciudadanos e restituito la possibilità di un futuro al bipolarismo spagnolo, il suo martellante appello alla “libertà” è stato quanto di più pretestuoso. Libertà per negozi e teatri che restano aperti, libertà per dire tasse basse.

 

 

Questioni minute, che impallidiscono innanzi alla Libertà con la maiuscola, l’unica a cui accendere ceri. Una Libertà che nelle nostre democrazie è sempre e convenientemente una reliquia del passato. Coincide con una liberazione: dal dominio straniero, dalla dittatura, Mussolini o Franco che sia, con gli eventi che aprono i cancelli della possibilità di esercizio del diritto di voto. Quella è la Libertà. Il resto sono faccende da bottegai.

 

 

È impressionante quanto società che sono state rese grandi dalla libertà dei moderni possano rifiutarsi di comprenderla e persino di parlarne.  Nella celebre conferenza del 1819, Benjamin Constant distingue fra una libertà degli antichi, che è l’autonomia di una certa unità politica, e una libertà dei moderni, che è privata e individuale. Nel mondo antico le unità politiche erano di dimensione ridotta, gli individui “liberi” erano svincolati dalle esigenze della produzione, lasciata a una economia schiavile e a cui anche per questo era sconosciuta l’idea stessa di crescita come evento non accidentale. La loro libertà era il gusto di decidere assieme dove andasse la città, era discutere di pace e alleanze nella piazza, facendo scelte magari tragiche ma lineari e semplici se paragonate a quanto richiede il governo di una società più vasta e complessa.

 


“Il diritto di ciascuno di non essere sottoposto che alle leggi, di non poter essere né arrestato, né detenuto, né messo a morte, né maltrattato in alcun modo a causa dell'arbitrio di uno o più individui. Il diritto di ciascuno di dire la sua opinione, di scegliere la sua industria e di esercitarla, di disporre della sua proprietà e anche di abusarne; di andare, di venire senza doverne ottenere il permesso e senza render conto delle proprie intenzioni e della propria condotta. Il diritto di ciascuno di riunirsi con altri individui sia per conferire sui propri interessi, sia per professare il culto che egli e i suoi associati preferiscono, sia semplicemente per occupare le sue giornate o le sue ore nel modo più conforme alle sue inclinazioni, alle sue fantasie”.

 

Questa è la libertà dei moderni, che si accompagna a istituzioni rappresentative, nelle quali l'adesione alle vicende politiche è mediata da un ceto di professionisti che vi si dedicano, perché i singoli è probabile sappiano poco della complicazione cui è giunta la prassi del governare e soprattutto perché hanno altro da fare: vivere una vita che è loro, non della città in cui abitano. La libertà dei moderni è figlia del commercio. L’attività economica batte il ritmo della nostra vita, ci lascia poco tempo per “partecipare", ispira diffidenza verso l’autorità politica e il suo atteggiamento predatorio verso i frutti del nostro lavoro. D’altra parte, ci conduce a sentirci autonomi come individui, ci inorgoglisce del nostro fare, riconosce valore all’intraprendenza.
La libertà dei moderni si lasciava intravedere, in età antica, appunto nelle città mercantili.

 

Nella sua celebre orazione funebre, Pericle inserisce fra i tratti salienti di una società libera il fatto che vi si può condurre la vita che si desidera, senza essere sottoposti a continua sorveglianza (facciano i nostri vicini quel che desiderano e noi non ce ne interesseremo, che vadano a correre o organizzino una festa è comunque affar loro) e che la società è aperta, aperta al mondo, ai prodotti e alle intelligenze altrui. In un passo sorprendente, Pericle afferma che non  importa se uno straniero giunge e spia i nostri segreti. Lo dice perché sa bene che la difesa di quei segreti presuppone una attività di sorveglianza continua e dunque soprusi che, per quanto diretti verso una minaccia esterna, subirebbero in primis i cittadini.

 

 

Andare e venire, poter vedere chi ci garba, comprare e vendere quel che desideriamo. Ayuso ha vinto a Madrid perché, fronteggiando la pandemia con regole anziché con divieti, ha preservato la normalità dei moderni. Altrove, la pandemia è stata un altro pretesto per provare a tornare alla libertà degli antichi, per trasformare l’individuo nel potenziale untore del gruppo e chiuderlo di conseguenza in casa. In generale, la cosa è piaciuta ma le elezioni di Madrid suggeriscono che forse sulla libertà dei moderni si può perfino costruire un consenso.