Il premier ungherese Viktor Orbán (Ansa)

Editoriali

Lo strabismo sanitario di Orbán

Redazione

Sfiducia a Johnson & Johnson e lodi alla Cina. Quanto è sbandato l’orbanismo

Ieri il premier ungherese Viktor Orbán ha detto che l’Ungheria sarà particolarmente attenta a studiare il vaccino Johnson & Johnson e che anzi, vorrebbe anche mandare degli esperti di Budapest a ispezionare gli impianti dell’azienda che ha messo a punto il primo vaccino monodose contro il coronavirus. Di queste cose di solito non si occupa un paese membro dell’Unione europea, ma Orbán ritiene che la situazione sia molto allarmante e quindi vuole usare più cautela. Le parole del premier sono soprattutto un segno di sfiducia nei confronti dell’Ema, che sta facendo indagini su Johnson & Johnson dopo che l’Fda americana ha bloccato il vaccino. La scorsa settimana però, quando il direttore del Centro cinese per il controllo delle malattie aveva ammesso che l’efficacia dei vaccini cinesi “non è sufficientemente elevata”, il premier ungherese non ha mostrato la stessa cautela nei confronti del farmaco  dell’azienda cinese Sinopharm, con cui si è fatto vaccinare lui stesso e che è stato usato per altri cittadini ungheresi.

 

L’Ungheria, oltre a prendere le dosi garantite dall’Ue, ha approvato  il farmaco russo Sputnik V e quelli cinesi, oltre a Sinopharm e anche CanSino. Manifestandosi sempre estremamente accusatorio nei confronti dell’Unione europea e grato nei confronti di russi e cinesi Orbán sta portando avanti uno strabismo sanitario che rischia di ritorcersi contro l’Ungheria. È bene dimostrare cautela per meglio proteggere i propri cittadini, ma la cautela del premier è unidirezionale e usata soltanto per aumentare la propaganda contro Bruxelles. Tanto più che in un momento in cui l’Ue pensa alla riapertura, la strategia sconsiderata del premier di adottare dei vaccini non approvati dall’Ema rischia di complicare il processo. La domanda sarà: chi vuole dare il certificato vaccinale verde, tanto ambito per viaggiare, agli ungheresi vaccinati con un farmaco di cui Pechino stessa non sembra essere sicura? Le strategie a breve termine rischiano sempre di essere un freno. Se applicate alla salute poi, sono un danno.

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