Due test per Biden e saranno giudicati dall'Iran
Crisi in Iraq e Yemen per la nuova Amministrazione americana che non vorrebbe fare come Trump ma deve mostrarsi decisa
Arrivano i primi due test per l’Amministrazione Biden nel conflitto permanente con l’Iran. Il primo nel nord dell’Iraq, a Erbil, città amministrata dai curdi e di solito risparmiata dalla violenza delle milizie sciite. Alle nove e un quarto di lunedì un attacco pesante con razzi ha colpito la zona dell’aeroporto internazionale che contiene una base militare – dove alloggiano anche soldati americani – ma pure in modo casuale le strade e i palazzi dei civili. L’attacco è stato compiuto con un sistema semplice e quasi impossibile da prevenire, molti tubi di lancio piazzati sul pianale di un camion a circa otto chilometri da Erbil e puntati verso le piste – le stesse dove il 7 marzo dovrebbe atterrare Papa Francesco al terzo giorno di visita in Iraq. I radar di terra della base si sono accorti di almeno quattordici razzi in volo verso la zona militare ma non hanno fatto scattare le contromisure per non colpire i piani alti dei palazzi di Erbil – queste contromisure sono lunghe raffiche guidate da un computer collegato al radar di terra che dovrebbero distruggere i razzi in volo, ma l’aeroporto è dentro alla città e appunto c’era il rischio di colpire anche gli edifici attorno. I razzi hanno ucciso un contractor straniero, ma non americano, e ne hanno feriti altri cinque (si chiamano contractor, vale la pena ricordarlo, anche i lavoratori impiegati nelle mense e nelle lavanderie) e in più hanno ferito un militare americano. Altri undici razzi piovuti fuori hanno ferito tre persone e hanno colpito il consolato cinese e quello dell’autorità palestinese. Come si vede, questi attacchi sono casuali come una roulette russa: ammazzano chi si trova per fatalità dove cadono i razzi e la possibilità di uccidere americani è accettata come una possibilità. Tre ore dopo una sigla già conosciuta ha rivendicato il lancio, si tratta della Saraya Awliya al Dam, i guardiani del sangue, che è soltanto un paravento per Asaib Ahl al Haq, la lega dei giusti, uno dei gruppi filoiraniani più forti in Iraq. Gli iraniani sanno che l’Amministrazione Biden vuole agire in modo diverso da Trump, che invece a dicembre 2019 dopo l’uccisione di un contractor americano aveva ordinato una escalation velocissima: prima il bombardamento delle basi dei gruppi filoiraniani e poi, dopo l’assedio all’ambasciata americana a Baghdad, l’uccisione con un drone del generale iraniano Qassem Suleimani. Come farà l’Amministrazione Biden a mantenere un minimo di potere di deterrenza?
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- Daniele Raineri
Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)