Yulia Navalnaya indossa una felpa scarlatta nell'aula del tribunale che ha condannato suo marito (foto AP)

Grande madre rossa

Anna Zafesova

Le proteste russe hanno un loro codice estetico e un colore, che non si vedeva da un po’

Milano. Il rosso non si portava nella politica russa da decenni, forse dai fazzoletti delle operaie dai manifesti degli anni Venti, poi era diventato un colore da arredi urbani, riservato alle bandiere e ai mazzi di garofani da depositare ai monumenti nelle ricorrenze ufficiali. Ma resta il colore delle rivoluzioni, e per riportarlo nel trend nel 2021 è bastata la felpa scarlatta indossata da Yulia Navalnaya nell’aula del tribunale che ha condannato suo marito al carcere. L’aveva abbinata con una mascherina nera di tessuto elasticizzato, che ha tentato di togliersi per asciugarsi le lacrime, ma è stata ripresa dalla giudice, mentre Navalny cercava di rincuorarla disegnando con il dito un cuore sul vetro della sua gabbia.

 

Il giorno dopo, Yulia si è svegliata con più di un milione di follower su Instagram, e mezza Mosca che si vestiva di rosso. Il flashmob è stato inventato da Katya Fedorova , una giornalista che scrive di moda: “Anche un passo piccolo e a prima vista ingenuo è meglio che non fare nulla”. Il rosso – “colore della forza, di chi è sicuro di sé, di chi è pronto ad agire” – è stato dichiarato la nuance preferita della signora Navalnaya, e anche se la si vede più spesso in nero o con camicie bianche in pendant con quelle di suo marito, i social si sono riempiti di selfie profondo rosso. Alla campagna hanno aderito stiliste e giornaliste, cuoche star e galleriste, blogger di lifestyle da mezzo milione di follower e insegnanti di yoga con 500 seguaci, critiche d’arte e consulenti di grandi aziende, pittrici e fotografe, marchi di cosmetici e brand di lingerie, griffe di streetwear e produttori di profumi, ma anche tanti, tantissimi utenti comuni, di entrambi i sessi e da ogni dove. Le condizioni sono tre: un rosso senza compromessi, un look total red – non basta un dettaglio tipo fazzoletto o collana – e l’hashtag #nonesseretristeandratuttobene, le ultime parole che Alexey Navalny ha gridato a sua moglie mentre veniva ammanettato e portato via dal tribunale.

 

Una scena straziante, che migliaia di russi e russe hanno vissuto in questi giorni su scala ridotta, con le migliaia di manifestanti arrestati in piazza. Il flashmob è dedicato anche a questi nuovi detenuti politici, e sui social le foto di sinuose bellezze in rosso, dal trucco perfetto, si alternano a scatti dalle prigioni, dove decine di arrestati vengono ammassati in celle spoglie, dopo essere stati tenuti per giorni nei furgoni della polizia. Le carceri stanno scoppiando, e I crowdfunding per i detenuti raccolgono cifre record. Diversi vip e marchi hanno annunciato di donare parte dei loro proventi alla Fondazione anticorruzione di Navalny e a OVD-Info, la ong che si occupa di assistenza giuridica e materiale ai detenuti politici. Il brand di profumi Fakoshima ha devoluto una percentuale delle vendite della sua nuova fragranza, una rivista ha versato il 10 per cento dei suoi ricavi pubblicitari, il brand giovanile Mamma compramelo! ha lanciato t-shirt di beneficenza con scritto “Saremo liberi!” e la tatuatrice Kim Dong Hee ha già decine di richieste per il geroglifico “Libertà”, un tatuaggio i cui proventi verranno devoluti a OVD-Info. Un’etica imprenditoriale finora inedita in Russia, e che segna non soltanto il risveglio di un impegno politico, ma anche l’inaugurazione di nuove forme di protesta più subdole, in una svolta dall’autoritarismo alla dittatura che ha visto in questi giorni studenti espulsi per essere scesi in piazza e rapper arrestati per track che prendevano in giro il lusso del palazzo segreto di Putin, svelato da Navalny.

 

I margini della libertà che verranno lasciati ai russi, in vista anche delle elezioni alla Duma di quest’anno, sono ancora sconosciuti, ma è evidente che saranno molto più ristretti rispetto anche a solo un anno fa, quando la legge sull’Internet sovrano era sembrata a molti analisti una iniziativa puramente propagandistica. L’ex premier Dmitri Medvedev aveva già accusato i social media di origine straniera di ingerenza e manipolazione, e appare inevitabile un tentativo del governo di bloccare o censurare I principali canali della protesta. La proposta di oscurare YouTube, Instagram, Twitter, Facebook e Tik Tok è già stata portata al Consiglio della Federazione, il senato russo, e le autorità hanno chiesto ai social di bloccare contenuti antiregime. Chi veste rosso oggi può apparire ancora come un rivoluzionario da selfie, ma nella vicina Bielorussia la caccia alla bandiera bianco-rosso-bianca della protesta prosegue ormai da mesi, e ora che il governo vuole proibirla ufficialmente anche una camicetta bianca sotto una giacca rossa può diventare un accostamento che sfida la legge. Quando arriva la rivoluzione, a Mosca e a Minsk sanno già cosa mettersi.

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