Frugale o keynesiano? La battaglia in corso sul nuovo capo dell'Eurogruppo

Chi sarà il successore di Mario Centeno per i prossimi due anni e mezzo? I profili dei tre candidati

L'Eurogruppo, l'organo informale che riunisce i ministri delle finanze dei 19 paesi della zona euro per discutere di questioni legate alla moneta unica, è di fronte a una scelta importante. Oggi bisogna decidere chi sarà il successore di Mario Centeno – non sarà più il ministro delle Finanze del governo Costa ed è diretto verso la Banca centrale portoghese – alla guida dell'Eurogruppo per i prossimi due anni e mezzo. Un’elezione politica, in un voto a scrutinio segreto che si annuncia più incerto che mai. Il candidato alla presidenza deve ottenere almeno dieci voti. Se nessuno ottiene la maggioranza, il terzo in ordine di preferenze deve ritirarsi dalla gara, aprendo la strada ai due finalisti e quindi al voto finale. Ma chi sono i protagonisti di questa elezione? Normalmente si raggiunge l'intesa su un nome tenendo conto di equilibri geografici e politici nella ripartizione delle cariche anche in altre istituzioni. Questa volta la crisi sanitaria e le sue conseguenze economiche, la tempistica dell’uscita di Centeno, il profilo diverso dei tre candidati e gli obiettivi che hanno fissato nei loro programmi rendono l’elezione un voto sulla direzione politica che prenderà la zona euro negli anni a venire.

Nadia Calviño, la neokeynesiana

Nadia Calviño è considerata da molti osservatori come la favorita: è il voto per gli stimoli senza guardare troppo al debito. Ministra di un governo socialista, ex alta funzionaria della Commissione europea, la spagnola ha il vantaggio di essere donna. Una sua elezione andrebbe a completare il trio rosa della leadership economica europea con Ursula von der Leyen e Christine Lagarde. E’ di un paese del sud e socialista. Che dopo Centeno la carica venga affidata a un altro rappresentante della stessa area geografica è visto come un fatto di continuità e lo stesso vale per l’area politica. Ha il sostegno di Francia, Italia, Portogallo, Malta. Restano le incertezze dei paesi nordici, ma il suo passato come collaboratrice di Oettinger è quasi una promessa e Olaf Scholz, quindi la Germania, è dalla sua parte.

 

Il profilo neokeynesiano che Calviño ha voluto dare alla sua candidatura rappresenta anche il suo principale handicap. La sua lettera programmatica di sei pagine è infarcita di passaggi che non sono piaciuti ai paesi del nord, come “la necessità di evitare di ritirare le politiche di sostegno troppo presto” o la revisione del Patto di Stabilità considerata una “opportunità unica” per introdurre nuovi obiettivi in termini di “occupazione di qualità” e “creazione di posti di lavoro”.

  

Paschal Donohoe, il rigorista

Il fronte dei paesi rigoristi si è organizzato lanciando una contro-campagna a favore del ministro delle Finanze irlandese Pascal Donohoe. Il Partito popolare europeo gli ha dato il suo "pieno sostegno" perché, dice, Donohoe "capisce a fondo le sfide e le preoccupazioni che i diversi paesi si trovano ad affrontare", in quanto l'Irlanda è passata attraverso un programma di salvataggio prima di trasformare la sua economia e diventare un contribuente netto al bilancio dell'Ue. Appena dieci anni fa, infatti, l'economia della Repubblica d'Irlanda è stata salvata dalla bancarotta da un intervento Ue-Fmi. Nella sua lettera Donohoe ha sostenuto che l’Eurogruppo deve avere un “ruolo più politico”, compreso nella gestione del Recovery fund. “La responsabilità prima per la gestione delle nostre economie deve continuare a restare a livello nazionale”. Secondo Donohoe, dopo il liberi tutti dovuto alla crisi Covid-19, “è importante concordare un percorso per tornare alle regole sugli aiuti di stato e al Patto di stabilità e crescita nel medio termine”. L’Austria ha già annunciato che voterà per lui. La Slovacchia potrebbe fare altrettanto.

Pierre Gramegna, il compromesso

Il lussemburghese Pierre Gramegna si presenta come un possibile compromesso tra gli altri due candidati. “Sono pienamente consapevole della diversità di punti di vista su tutte le questioni”, ha scritto nella sua lettera: “Cercherò di identificare la via di mezzo che ci accomuna”. È sfavorito, anche se il Benelux voterà per lui: scommette in uno stallo al primo turno. Per essere eletto presidente dell’Eurogruppo servono dieci voti su 19 ministri. Calviño spera di arrivarci al primo turno, ma non sembra avere i numeri. Donohoe appare più forte tra i molti paesi piccoli. Al ballottaggio tutto è possibile.

 

Il dibattito sulla modifica del patto di stabilità in Europa è “inevitabile”, ha detto in un'intervista rilasciata al quotidiano francese Les Echos. Questo tema “per il momento è in secondo piano, nel subconscio di alcuni. Ma non appena la dimensione solidale del piano di rilancio sarà conosciuta precisamente, arriveremo molto naturalmente su una discussione sul patto di stabilità, il timing del suo ripristino e l'eventuale aggiustamento delle sue regole”. In merito alla sua candidatura alla guida dell'Eurogruppo, Gramegna sottolinea l'ambizione di essere “un presidente che ascolta tutti, nord e sud, est e ovest, piccoli e grandi stati”. “Sul fondo di rilancio sono molto fiducioso. Si tratterà di trovare il giusto equilibrio tra doni e prestiti. La proposta franco-tedesca è un punto di riferimento importante”, ha aggiunto.

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