Contro i deliri della cartomanzia geopolitica
Un venticello di follia pervade i commenti ostili alla deterrenza militare di Trump. Frivole farneticazioni degli apocalittici senza pezze d’appoggio
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È il disimpegno che porta alla guerra
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I democratici avrebbero dovuto twittare la bandiera, non darsi alla retorica perdente
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I missili iraniani non sono la “terza guerra mondiale”
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Il lamento dei trumpiani traditi
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Il petrolio non è più un'arma
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"Di Maio alla Farnesina è peggio di D'Alema", ci dice Antonio Martino
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Il regime iraniano non si è ricompattato, anzi è sempre più compromesso
Una sensazione di leggera follia accompagna le notizie sul mancato inizio (per ora, o for now come scrive il Financial Times) della Terza guerra mondiale. Ne vedremo delle belle, e cercherò alla fine di affibbiare a questa banale predizione un banale perché. Intanto assistiamo a un curioso balletto. L’Arciduca Francesco Ferdinando è morto in un attentato. Non è arrivata una dichiarazione di guerra, e la dichiarazione di lutto nazionale iraniano ha portato a una carneficina di oltre cinquanta morti nel corso dei funerali. La rappresaglia è stata più che controllata, con il danneggiamento di una pista aerea e poco più in una base irachena che ospita soldati americani e della coalizione. Molti comizi, molti slogan, furbe distrazioni di immense folle, evocazione di un martirio, morte all’America, morte all’entità sionista, ma niente di più. Cose già viste. Logico, nella scala e nella natura dell’illogico, che Trump si affretti a dire “tutto bene” e che dalle due parti si moltiplichino affermazioni ridondanti di belligeranza accompagnate da sortite diplomatiche normalizzanti. In sostanza non è cambiato molto, a parte movimenti destabilizzanti in Iraq e un’attesa infida di nuove mosse di là da venire. Di sicuro c’è solo che un atto di deterrenza a forte caratura, duramente conflittuale, ha per ora, for now, avuto il suo effetto.
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- Giuliano Ferrara Fondatore
"Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.