La testimonianza dell'ex ambasciatore degli Stati Uniti in Ucraina Marie Yovanovitch (foto LaPresse)

L'“Impeachment Show” fa pochi ascolti e Trump è contento

Paola Peduzzi

Lo spettacolo, in onda da mercoledì, ha riscontrato un interesse moderato del pubblico. Tra assuefazione e prevedibilità

Milano. L’“Impeachment Show” non fa ascolti e Donald Trump è contento: lo spettacolo va in onda da mercoledì e i dati mostrano un interesse moderato del pubblico. La prima motivazione è che si sa già come va a finire: i democratici votano a favore della messa in stato d’accusa del presidente americano alla Camera, i repubblicani bloccano tutto al Senato. In realtà, il finale non è scontato, anzi proprio queste audizioni in diretta dovrebbero formare l’opinione pubblica, e di conseguenza l’opinione dei senatori repubblicani per ora schierati con il loro presidente. Ma l’effetto non è questo: tutti ripetono che si sa già come finisce, e sbadigliano. La testimonianza al Congresso dell’ex direttore dell’Fbi Jim Comey l’anno scorso fece più ascolti degli ambasciatori dell’Ukrainegate oggi, e questo è un altro punto: l’assuefazione. Ne abbiamo viste tante di audizioni-da-fine-di-mondo, e Trump è sempre lì. Il presidente ha anche un altro motivo di sollievo: chi decide di seguire le testimonianze in diretta per lo più lo fa su Fox News, la tv dei Murdoch, che per spiegare i vari personaggi coinvolti nelle audizioni usa i tweet di Trump. Per i 2,9 milioni di spettatori che hanno visto l’“Impeachment Show” su Fox News, l’attuale ambasciatore in Ucraina Bill Taylor è “un NEVER TRUMPER” (in maiuscolo anche in tv); il presidente della commissione Intelligence della Camera, il democratico Adam Schiff, è il protagonista di “almeno cento tweet” dall’inizio dell’inchiesta (tweet di Trump). Ieri ha testimoniato Marie Yovanovitch, ambasciatrice in Ucraina mandata via da Trump: ha un curriculum da urlo, per Fox è “legata a George Soros” e per Trump – via tweet – “ovunque è andata è stato un disastro”. Una nota importante sui tweet presidenziali: ieri Schiff li leggeva alla Yovanovitch e chiedeva: si sente intimidita? E lei rispondeva: sì. Trump rischia di essere accusato di intimidazione di testimone. Gli anchorman e i commentatori di Fox News continuano a definire l’impeachment “caccia alle streghe” o “golpe”; dicono che lo show è “una perdita di tempo”, “privo di scopo”, “un film dell’orrore”, “pornografia per democratici” (questo lo dicono di meno, rischia di attirare pubblico) o semplicemente “una noia”. Un anchorman, Greg Gutfeld, ha esordito: “Complimenti Mr Schiff, hai trovato argomenti che fanno sembrare sexy quelli di Mueller”, il procuratore speciale del Russiagate.

 

Per riaversi da tanta rassegnazione basterebbe guardare le dirette o leggere le trascrizioni delle deposizioni – non una rivoluzione: una tv accesa, una lettura – ma questa sembra una pretesa sconcia. L’alternativa è aspettare un colpo di scena, che per molti potrebbe essere questo: Trump scarica le responsabilità su Rudy Giuliani, il suo avvocato personale che compare in tutte le deposizioni come l’uomo che guidava la diplomazia parallela in Ucraina per difendere interessi finanziari privati e interessi politici pubblici. Trumpiano della prima ora, Giuliani è molto fedele al presidente, ma il presidente non è fedele quasi a nessuno. I repubblicani vanno dicendo che l’impeachment riguarda solo Trump, se le accuse cadono anche solo a un centimetro da lui, ma non su di lui, è tutto a posto. In quel centimetro c’è di certo Giuliani, che con i suoi modi ubertrumpiani la prima volta che dovette rispondere alla domanda: hai chiesto agli ucraini di investigare Joe Biden?, rispose: “Of course I did”. Giuliani è il sacrificio perfetto, anzi molti si chiedono perché non sia già stato sacrificato. Il colpo di scena è qui. In un’intervista al Guardian ieri, Giuliani ha detto che Trump non lo sta gettando sotto l’autobus, “ma ho un’assicurazione molto molto buona, quindi se lo farà, tutte le mie spese mediche saranno già pagate”. E’ intervenuto l’avvocato di Giuliani: “Sta scherzando”. E se Giuliani non stesse scherzando? Se Trump lo scarica si ritroverebbe in guai più grandi di quelli in cui è: meglio un pubblico che sbadiglia che un consigliere che confessa. I tradimenti hanno spesso a che fare con la noia, e a volte la noia vince.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi