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In Austria Kurz prova la sfumatura verde

Micol Flammini

I popolari e i Verdi cercano il compromesso per formare un governo. La chiave della creatività

Roma. Dopo aver chiuso la sua esperienza di governo con l’estrema destra dell’Fpö, Sebastian Kurz ha avviato i colloqui con il partito dei Verdi per formare il prossimo governo austriaco. Il leader dei popolari avrebbe evitato volentieri le elezioni legislative del 29 settembre scorso, salvo poi rendersi conto che chi lo aveva sfiduciato dopo lo scandalo che aveva avuto come protagonista il suo partner di governo, Heinz-Christian Strache, sarebbe presto passato dalle condanne al corteggiamento, a volte spudorato. Uno dopo l’altro, i suoi rivali politici hanno iniziato a mostrarsi aperti, condiscendenti, amichevoli, pronti a formare un governo e ad ascoltare gli austriaci, i quali sia alle elezioni europee di maggio sia alle ultime legislative hanno lanciato un segnale chiaro: vogliono che Sebastian Kurz ritenti. 

 

Con chi ha meno importanza, l’importante è che ci sia lui. Questo Kurz lo ha capito bene e ha tentato un salto di coalizione bizzarro e rischioso: dall’Fpö ai Verdi. Dall’estrema destra alla sinistra. Dagli euroscettici agli europeisti. Il leader dell’Övp ha annunciato la sua scelta ieri in conferenza stampa, ha detto che inizieranno dei colloqui formali e che “potrebbe volerci del tempo”. Non ha mostrato entusiasmo ma fermezza, ha detto che il primo incontro con il leader dei Verdi, Werner Kogler, si terrà oggi, ma ha sottolineato che le trattative procederanno con cautela, dopo tutto, anche con l’Fpö i colloqui erano durati due mesi e le distanze da colmare tra i popolari e i Verdi sembrano ancora più profonde. Gli scettici sono molti, durante la fase esplorativa i Grünen e l’Övp si sono già incontrati otto volte, se ci fosse un terreno su cui lavorare i due partiti avrebbero già dovuto trovare le convergenze e ieri in conferenza stampa sembrava che Kurz non potesse fare a meno di ripetere “siamo differenti”. Ed è così che sono popolari e Verdi: differenti. Lo sanno ma sono disposti ad andare avanti. Per Sebastian Kurz, mosso da una volontà riformatrice, l’importante è non consegnare ancora una volta l’Austria a una grande coalizione formata da popolari e socialdemocratici, è pronto a tentare nuove strade, anche le più impensabili.

 

Per ora ci sono cinque punti, venuti fuori durante la fase esplorativa, sui quali i due partiti vogliono fare chiarezza prima di definire insieme i connotati del nuovo governo: economia, clima, immigrazione, educazione e trasparenza. Partono da princìpi opposti e sanno che ci sarà bisogno di un compromesso, lo ha ammesso anche Kurz ripetendo ancora una volta la parola “differenze” e aggiungendo però anche un altro elemento: la creatività. “Se riusciremo a raggiungere un accordo con i Verdi, avremo sicuramente bisogno di un po’ di creatività”, ha detto Kurz. E anche Kogler, da dietro ai suoi occhiali verdi, ha detto che sarà “un’impresa”, ma ha confermato la sua disponibilità.

 

I Verdi erano rimasti fuori dal Parlamento durante le elezioni del 2017, dopo aver provato vari leader – più giovani, più confusionari, più incendiari, più social – il partito ha deciso di affidarsi a Werner Kogler, conosciuto per i discorsi lunghissimi, per aver deciso di prendere la guida del partito senza accettare compensi, per essere un antileader più che un leader, sicuramente diverso dai capi degli altri partiti ecologisti in giro per l’Europa. Per i Grünen entrare a far parte del governo è un’occasione e, dopo le elezioni, Kogler, ancora incredulo per la sua impresa elettorale, aveva invitato i compagni di partito a “ribaltare i concetti”, a pensare a come poter essere determinanti anche al fianco di un partito diverso in tutto, o quasi. In Austria è tutto un parlare di compromesso, i due partiti sono così distanti sui loro temi fondamentali che il punto di congiunzione sembra impossibile da trovare. Kurz ha assicurato che per adesso i popolari sono concentrati soltanto sui Verdi, ma non ha escluso la possibilità di un governo di minoranza mentre la leader dei socialdemocratici, Pamela Rendi-Wagner, ha detto che l’Spö, in caso di un fallimento, rimane a disposizione. Ma il leader dei popolari è pronto a provare tutti, tranne i socialdemocratici. L’Fpö non è stato preso in considerazione, per Sebastian Kurz riprendere un esperimento già fatto e finito male non ha senso, il giovane leader vuole governare, vuole governare a lungo e per questo non ha fretta. Chiede tempo, chiede calma, chiede creatività per superare le differenze e trovare un compromesso, mentre anche il partito di estrema destra, i cui consensi sono stati dimezzati, lo prega di abbandonare i Verdi e di dargli un’altra possibilità.

 

La coalizione turchese-verde, come l’ha chiamata Kurz, sarà un esperimento, il leader dei popolari è riuscito a trasformare un voto contro di lui in un voto per lui, sta diventando il regista delle coalizioni che sembravano impossibili, ma c’è un nemico all’estrema destra, e tutti, persino i Verdi, sono pronti a dialogare con lui.

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