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Sandro Gozi si è dimesso da consigliere per l'Europa del governo francese

Mauro Zanon

La decisione è maturata dopo le nuove rivelazioni del Times of Malta e del Monde: secondo i quotidiani l'italiano oltre che con il governo di Parigi aveva in essere un contratto di consulenza anche con il primo ministro maltese

Parigi. “Da lunedì scorso, sono nuovamente oggetto di rivelazioni di stampa che hanno come unico intento quello di minare il mio impegno e le mie nuove attività professionali. Per questa ragione ho preso la decisione di dimettermi a partire da oggi dalla mia funzione di incaricato di missione presso il primo ministro della Francia per evitare qualsiasi strumentalizzazione politica, vista anche l’attuale situazione europea”. Con queste parole, in una nota, Sandro Gozi, ex segretario di stato per gli Affari europei dei governi Renzi e Gentiloni, ha annunciato le sue dimissioni da consigliere per l’Europa dell’esecutivo francese, dopo le rivelazioni del Times of Malta e del Monde, secondo cui oltre che con il governo di Parigi aveva in essere un contratto di consulenza anche con il primo ministro maltese Joseph Muscat. A proposito del contratto, firmato nel giugno del 2018, e che inizialmente doveva durare tre anni (al Monde, il fedelissimo di Renzi aveva detto nel weekend di aver scritto una lettera per chiedere al premier della Valletta di mettervi fine e di versargli un’indennità di dodici mesi di stipendio come compensazione per la rottura anticipata del rapporto di collaborazione), Gozi ha affermato “di aver svolto legalmente una missione consultiva come consulente tecnico esterno delle autorità maltesi, che ha avuto luogo a posteriori rispetto alla mia funzione ministeriale in Italia ed è stata interrotta su mia richiesta a seguito della convalida del risultato delle elezioni europee in Francia, il 28 maggio, come confermato oggi stesso dall’amministrazione maltese”. E ha aggiunto: “L’attività consultiva prestata, svolta in piena trasparenza, sulla base di riconosciute e specifiche competenze, era comunque priva di ogni potenziale incompatibilità con l’incarico ricevuto successivamente dal governo francese”.

 

C’è poi la questione delicatissima della dichiarazione della sua attività maltese all’Alta autorità per la vita pubblica (Hatvp), incaricata, tra le altre cose, di lottare contro i conflitti di interesse dei consiglieri ministeriali. Domenica, al Monde, Gozi aveva detto che doveva “verificare” se aveva fatto questa dichiarazione, e diversi fonti, al quotidiano parigino, avevano riferito che Matignon non era al corrente del suo rapporto di lavoro con Malta. Nella nota diramata questa sera, Gozi ha assicurato “di essere stato incaricato in questo nuovo ruolo a partire dal 1° agosto 2019, come impiegato a tempo pieno, e di avere rispettato tutte le dichiarazioni dell’Hatvp, che non ha ancora reso un risultato conclusivo dell’esame in corso”. Si attendono, i risultati, insomma.

 

“Non intendo vedere minata l’integrità della mia carriera e il mio impegno costantemente sfidato da vili attacchi senza essere in grado di difendermi completamente, ho scelto di dimettermi per riguadagnare la piena libertà di parola e rispondere alle strumentali accuse che mi vengono rivolte”, ha concluso l’ex pupillo di Prodi. I più maliziosi, a Parigi, dicono che è stato spinto a dimettersi dalla République en marche, che non voleva avere un’altra grana da risolvere, dopo il recente rifiuto di Sylvie Goulard come commissaria per il Mercato interno per questioni etiche e il recente scandalo che ha coinvolto il ministro dell’Ambiente François de Rugy.

 

Ieri, il question time all’Assemblea nazionale è stata carico di tensione dopo che il deputato dei Républicains (destra gollista) Pierre-Henri Dumont ha chiesto al premier Philippe alcune delucidazioni sul dossier Gozi: “Per chi lavora realmente il vostro consigliere? Per sé stesso, per la Francia, per Malta o per l’Italia?”, “Ci può garantire che non abbia mai utilizzato alcuna informazione della quale sia venuto a conoscenza a Matignon a favore di un altro governo?”. Philippe, in risposta, ha difeso “l’expertise e le competenze” di Gozi, aggiungendo però di aver chiesto prove e spiegazioni sul suo rapporto di lavoro col governo maltese. Evidentemente, non sono bastate, e ora la vera questione è se ci saranno conseguenze anche al Parlamento europeo. Gozi, 22esimo nella lista Renaissance (a maggio sono entrati in 21), è in attesa della Brexit per occupare il posto di eurodeputato in quota Macron lasciato libero dai britannici. Ma questo grattacapo potrebbe cambiare le cose.