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I leader senza volto e le battaglie perse dell'opposizione polacca

Micol Flammini

Il PiS è al 46 per cento e la coalizione nata per sfidarlo non ha saputo capitalizzare scandali e proteste per il voto del 13 ottobre

Roma. Si tratta di strategie di contenimento, non che davvero il Po, Piattaforma civica, e i suoi alleati credano che il PiS, dopo il 43 per cento raggiunto alle elezioni europee di maggio, possa essere sconfitto. Ma limitare le perdite, tamponare lo strapotere di Diritto e Giustizia, che governa la Polonia dal 2015, dentro al Parlamento si può e bisogna anche un po’ imparare dai propri errori. Grzegorz Schetyna, leader della Coalizione europea (Ke) e membro del Po, il maggior partito di opposizione, ha capito che il suo indice di gradimento è molto basso. I polacchi amano Donald Tusk, presidente uscente del Consiglio europeo e già primo ministro in Polonia, ma di Schetyna non sono contenti, quasi il 60 per cento ritiene che il politico di Opole, ex ministro dell’Interno, dovrebbe lasciare la guida della coalizione tra partiti europeisti nata per contrastare il PiS. Schetyna a sorpresa, forse con un occhio ai sondaggi, ha indicato martedì il nome del candidato premier: Malgorzata Kidawa-Blonska, viceportavoce del Parlamento.

 

Schetyna ha contribuito a ricostruire l’opposizione, a rilanciare un messaggio europeista in Polonia, è stato lui a rispondere con prontezza al manifesto di Emmanuel Macron sull’Europa, e senza esitazione ha risposto: eccoci, noi ci siamo, facciamola rinascere questa Europa. Il contromanifesto venne pubblicato sul quotidiano polacco Gazeta Wyborcza, poi tradotto in tutte le lingue dell’Ue e riproposto su varie testate internazionali. Ma il suo slancio, il suo lavoro per la coalizione, per la Polonia e per il partito, non è stato abbastanza per farsi amare dai suoi cittadini.

 

Il PiS da parte sua è stato molto abile a tenersi stretta la sua base elettorale, a capire quando era arrivato il momento di non giocare più con l’euroscetticismo, sentimento che in Polonia è molto impopolare. Il partito di Jaroslaw Kaczynski, che in un discorso pubblico aveva definito l’Unione europea un bancomat, ha anzi cercato di mostrarsi collaborativo con l’Unione europea e sapendo che la serietà è un’arma importantissima da spendere in Europa, non ha proposto un impresentabile come commissario Ue. Anzi, aveva fatto prima il nome di Krzysztof Szczerski, capo di gabinetto del presidente Duda, ma poi appena giunta la notizia che la von der Leyen avrebbe voluto affidare a Varsavia l’Agricoltura, Szczerski si è fatto da parte e ha proposto Janusz Wojciechowski, politico di vecchia data e membro della Corte dei conti europea.

 

L’opposizione non ha saputo capitalizzare i tanti scandali che hanno coinvolto il PiS in questi anni, l’ultimo relativo all’uso di troll per attaccare i magistrati contrari all’applicazione della riforma della Giustizia. Non ha saputo approfittare delle tante proteste e manifestazioni che duravano giorni, settimane, contro le leggi impopolari di Diritto e Giustizia. In questi cinque anni la Polonia ha raggiunto buoni successi economici, per merito di un’economia in crescita e il PiS ha potuto spendere il denaro messo da parte dal governo a guida Po, che ha condotto una politica di austerità. Ma non sono mancati momenti difficili, scandali economici, tante le tensioni con l’Europa, il silenzio doloroso e imbarazzante dopo l’omicidio del sindaco di Danzica Pawel Adamowicz: il giorno in cui il Parlamento aveva deciso di osservare un minuto di silenzio, i banchi del PiS erano vuoti. All’opposizione è mancato un leader, da lontano Donald Tusk cercava di appoggiarla il più possibile, di dare un volto e una voce forti alle battaglie e alle azioni della coalizione, ma il PiS è riuscito a rimanere forte e gli ultimi sondaggi lo danno al 46 per cento.

 

Diritto e Giustizia non ha ancora fatto uscire il nome del suo candidato premier, durante la scorsa legislatura è stato Jaroslaw Kaczynski a scegliere prima Beata Szydlo e poi Mateusz Morawiecki e questa volta nel partito gira voce che sarà proprio lui ad assumere la carica.