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Il sud percepito

Redazione

Il problema non sono i migranti che arrivano ma i giovani che se ne vanno

Invasione è una delle parole chiave della narrazione salviniana. Masse di migranti pronti a conquistare l’Italia e a prendere possesso dei nostri luoghi e dei nostri posti di lavoro. Soprattutto al sud. Ieri, mentre da Berlino arrivava la richiesta di fare sbarcare i migranti a bordo della nave Alan Kurdi della ong Sea Eye, da Milano Marittima Salvini replicava: “Altri paesi europei considerano l’Italia il loro campo profughi. Non accettiamo ordini e invasioni”. Così, a colpi di “Stop invasione!”, “Prima gli italiani!”, “Porti chiusi!” il ministro dell’Interno solletica le corde più basse del consenso.

 

A questo si salda la retorica grillina, che vede nel sud un’occasione per rinverdire una certa tradizione assistenzialista (dal reddito di cittadinanza alla banca del Mezzogiorno in nuove forme). Sempre ieri però è stato pubblicato il rapporto Svimez 2019 che certifica il fallimento di entrambe le visioni alla base dell’azione politica gialloverde. Il problema del Mezzogiorno, infatti, non sono i migranti che arrivano bensì gli emigrati, in gran parte giovani e laureati, che decidono di andarsene. Tra il 2002 e il 2017 sono stati oltre due milioni, di cui 132.187 nell’ultimo anno rilevato. Una “evasione” di manodopera qualificata, dice lo Svimez, che non viene in nessun modo sostituita dai flussi migratori che sono diminuiti e che comunque portano in Italia persone con scarse competenze professionali, almeno non adatte a soddisfare le esigenze di aziende in cerca di manodopera qualificata.

 

Perché i giovani se ne vanno? Soprattutto per assenza di possibilità di crescita personale e professionale e per la situazione di crisi dalla quale il sud non esce. Sempre secondo l’indagine, nel 2019 il pil del sud registrerà un meno 0,3 per cento, negli ultimi due trimestri del 2018 e nel primo del 2019 gli occupati sono calati dell’1,7 per cento, mentre la qualità dei servizi erogati ai cittadini continua a peggiorare. Ovvero peggio rispetto alla già infima media nazionale. Il problema non è chi arriva ma chi se ne va.

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