L'ex ministro della Giustizia, Sergio Moro,

Ci sono operazioni aggressive che hanno come bersaglio le elezioni, dalla Brexit al Brasile

Daniele Raineri

E quando ci accorgiamo dei loro effetti (se ce ne accorgiamo) di solito è troppo tardi per rimediare

Roma. Il momento delle elezioni – il più delicato nel funzionamento delle democrazie – è diventato il bersaglio per operazioni molto ambiziose e molto aggressive che sono pensate per modificarne il risultato. E questa è una pressione con cui dobbiamo imparare a fare i conti, considerate le rivelazioni che sono arrivate soltanto negli ultimi due anni. Dopo che il sito The Intercept ha pubblicato le chat in cui un gruppo di giudici brasiliani si organizza per eliminare il favorito alle elezioni e quindi per fare eleggere il suo rivale, possiamo dire che sono almeno tre le elezioni molto importanti – importanti per le conseguenze che hanno sul resto del mondo – che di recente sono state condizionate. Sette mesi fa la National Crime Agency (NCA), che è l’equivalente britannico dell’Fbi americano, ha aperto un’indagine su Arron Banks, miliardario delle assicurazioni inglesi e tifoso sfegatato della Brexit – l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea decisa con un referendum nazionale nel giugno 2016. Banks si vanta di essere il padrino di quel risultato, anzi di quel nuovo “Giorno dell’Indipendenza” come lo definisce il suo protetto Nigel Farage, e ha donato o dato in prestito circa tredici milioni di euro per la causa del Leave. Questi soldi fanno di lui l’uomo che ha speso di più per una campagna politica su suolo inglese (la cifra non è enorme se paragonata alle quantità di dollari donate in America, ma le leggi inglesi sono più stringenti). Il problema è che la NCA è convinta che non tutti quei fondi fossero di Banks e che lui abbia agito in modo da nasconderne la provenienza. Sarebbe stato il canale per altri, che da fuori finanziavano la campagna per fare vincere il Leave. Ma a questo punto anche se l’indagine provasse che i fondi provengono da donatori occulti o persino da fondi di governi stranieri è ormai troppo tardi. Il meccanismo democratico è stato azionato, gli inglesi hanno votato, c’è stata una decisione con tutte le conseguenze che sono seguite – con lungaggini politiche strazianti, per chi ha seguito le notizie – e in ogni caso non è possibile dimostrare quanto i finanziamenti avrebbero influito oppure no. Le operazioni per aggredire il voto spesso sono un delitto perfetto perché è impossibile dire se hanno funzionato davvero oppure no.

 

A metà aprile il dipartimento di Giustizia americano ha pubblicato una versione quasi integrale del rapporto del procuratore speciale Mueller sulle interferenze russe nelle elezioni presidenziali americane 2016, cinque mesi dopo la Brexit. Il rapporto è stato molto criticato perché non fornisce un verdetto chiaro di colpevolezza o di innocenza a proposito del presidente Trump, ma su una cosa c’è la certezza piena e assoluta: il governo russo ha ordinato ai suoi servizi segreti di eseguire operazioni molto vaste e di lunga durata per condizionare il voto americano – a favore di Trump. E qui viene da dire una parola buona ai cosiddetti complottisti, che amano fantasticare sull’esistenza di potentissime congiure che indirizzano il corso degli eventi – in direzioni che non sono quelle che vorrebbero loro. Ebbene, non è che i complotti non esistano, è semplicemente che non sono quelli in cui credono loro. Non esiste un piano Kalergi per imporre una sostituzione etnica su vasta scala in Europa, bianchi perdenti e africani vincenti. Però c’era un’operazione dei servizi segreti russi per condizionare le presidenziali americane, e la campagna elettorale del candidato Trump non l’ha mai denunciata. L’aria di congiura si sente, molto forte, ma esala da questi nuovi sovranisti e non dagli altri.

 

Il caso Lula in Brasile è diverso dagli altri due capitoli citati (la campagna giudiziaria è stata vasta, è durata anni, non aveva come bersaglio soltanto l’ex presidente) ma il concetto di fondo resta sempre lo stesso: le elezioni sono un momento molto vulnerabile, un gruppo organizzato può sabotarle anche dall’esterno e dopo sarà difficilissimo raddrizzare la situazione. Se la NCA trovasse prove solidissime di finanziamenti illeciti stranieri durante la campagna referendaria per la Brexit, non cambierebbe molto perché ormai la procedura è avviata. Condizionare le elezioni per ora è un’attività che rende moltissimo e presenta pochi svantaggi.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)