Volodymyr Zelensky (foto LaPresse)

L'oligarca di Zelensky

Redazione

Il comico arrivato primo in Ucraina non è antiestablishment (e parla male l’ucraino)

Volodymyr Zelensky è il vincitore del primo turno delle elezioni presidenziali in Ucraina e non è una sorpresa. I sondaggi lo prevedevano già da settimane e nonostante lo scarto tra lui e Petro Poroshenko sia ampio, il presidente in carica, arrivato al secondo posto, il 21 aprile tenterà di ottenere quello che soltanto Leonid Kuchma prima di lui ha ottenuto: un secondo mandato presidenziale. Zelensky ha vinto con il 30 per cento dei voti, Poroshenko ha avuto il 16,8 e Yulia Tymshenko, che fino all’ultimo si è rifiutata di ammettere la sconfitta, il 13,3. Poi ci sono gli altri 36 candidati usciti di scena già prima del voto di domenica. La novità di queste elezioni è Zelensky, l’attore di origine ebraica diventato presidente già in televisione e i voti di Tymoshenko, Bojko (l’uomo di Putin), e dell’ex ministro della difesa Hrytsenko potrebbero andare a lui. Sul primo turno ha pesato l’astensionismo delle regioni in cui si parla ucraino, i russofoni invece sono andati a votare, e con zelo, visto che la campagna elettorale di Poroshenko si regge su tre pilastri “esercito, lingua, fede” e per lingua si intende l’ucraino e promette restrizioni per le comunità che usano il russo.

 

 

Il fattore linguistico è importante, Zelensky invece parla un ucraino stentato, preferisce il russo. Ma la sua forza è data da due fattori: l’enorme popolarità – la serie di cui è protagonista “Servo della gente” ha avuto grande successo – e la novità. Si è presentato come il candidato anticorruzione, l’antiestablishment, l’outsider contro la politica tradizionale, contro il vecchio. Ma alle sue spalle ha il vecchio, ha l’establishment. Alle sue spalle ha soprattutto un nome, Igor Kolomoiski, un oligarca proprietario dei canali sui quali sono andati in onda i programmi che lo hanno reso celebre, ed ex proprietario di Privat bank, l’istituto di credito nazionalizzato nel 2016. Zelensky è a sua volta proprietario di alcuni studi cinematografici in Russia e anche di una villa in Versilia con quindici stanze mai inserita nella dichiarazione dei redditi. Il mondo che si agita alle spalle dell’attore, che forse dovremo abituarci a chiamare politico o chissà presidente, e di cui lui stesso fa parte, è il mondo della politica ucraina di sempre. Nessuna novità.