Rutger Bregman

Chi le canta ai ricchi e ai potenti? Il cortocircuito populista

Paola Peduzzi

Metti uno scrittore olandese anti ricchi con un anchorman trumpiano anti ricchi

Milano. “Perché non te ne vai affanculo, mentecatto?”. Così è finito il dialogo tra lo scrittore olandese Rutger Bregman e l’anchorman di Fox News, Tucker Carlson – la domanda retorica è di quest’ultimo. L’intervista non è mai andata in onda, ma nulla resta segreto in questa dittatura del mettersi in mostra che è la nostra epoca, e così il video è ovunque: dura quattro minuti, e non è soltanto un litigio tra un conduttore e un ospite, ma una rappresentazione di molte delle contraddizioni culturali e ideologiche di questo momento.

 

Bregman è diventato di recente celebre perché, invitato al Forum di Davos, ha detto: “Nessuno qui parla di chi elude il fisco e dei ricchi che non pagano la loro quota di tasse. E’ come andare a una conferenza di pompieri e non parlare dell’acqua”. Il suo “tasse, tasse, tasse, tutto il resto per me è una cazzata” è diventato in un attimo virale. 

 

Bregman era stato invitato al Forum di Davos perché ha scritto un libro – “Utopia per realisti”, edito in Italia da Feltrinelli – che parla di reddito di cittadinanza e di settimana corta, idee che di questi tempi si portano molto, anche tra i milionari della Silicon Valley ospiti di Davos (l’anno scorso, poco dopo le elezioni italiane e il debutto al governo del reddito di cittadinanza, lo avevamo intervistato sull’importanza del tempo libero, un bene di lusso). Ma sulle montagne svizzere, il giovane scrittore danese (ha trent’anni) si è innervosito, ogni volta che gli scappava la parola “tasse”, “mi guardavano come se planassi da un altro pianeta”, ha detto nelle centinaia di interviste che ha rilasciato in seguito. Così ha deciso di usare l’ultimo suo incontro pubblico a Davos, organizzato da Time, per denunciare l’ipocrisia dei più ricchi, cioè quelli che lo stavano ascoltando, che organizzano pensosi panel sulla diseguaglianza senza mai menzionare il fatto di essere parte del problema. “Non ho nemmeno ascoltato le domande, ho detto quello che mi ero preparato”, parolacce e tutto quanto. Per due giorni non è successo nulla, Bregman è tornato ad Amsterdam rammaricandosi di aver utilizzato un linguaggio un pochino scurrile, ma in un attimo è accaduto tutto e da quel momento lui è diventato una star. “Faccio parte di un movimento sociale molto ampio – dice oggi – Dieci anni fa, sarebbe stato inimmaginabile per uno storico olandese solitario di diventare virale parlando di tasse. Ma è qui che siamo oggi”. E a chi dice accusatorio: socialisti, comunisti!, Bregman risponde: “Whatever”, amen.

 

E’ qui, di fronte all’intellettuale europeo improvvisamente celebre per aver chiesto ai ricchi di piantarla con le ipocrisie, pagate le tasse e non rompete, che entra in scena Tucker Carlson, uno dei volti più noti di Fox News, seguitissimo da Donald Trump, con il quale ha un rapporto litigarello, perché se il presidente americano non è abbastanza trumpiano, Carlson è svelto nel condannarlo: ecco, non mantiene le promesse. Da ultimo l’anchorman, che con la sua retorica sull’“invasione” migratoria che “sporca” l’America ha fatto perdere parecchi soldi a Fox News ché alcuni investitori si sono risentiti, ha voluto ritagliarsi un ruolo da ideologo autonomo, e in un monologo di qualche settimana fa – durante la sua trasmissione, che è tra le più viste del paese – ha spiegato la sua idea di conservatorismo: aperto all’intervento dello stato a sostegno della working class, più orientato alle politiche sociali che al libero mercato e alle tasse basse, contro immigrazione e laissez-faire economico perché minacciano il popolo americano. Carlson è stato elogiato da molti e stroncato da altrettanti, e questi ultimi, esponenti del mondo conservatore compresi, gli hanno detto: sembri Bernie Sanders, Elizabeth Warren, Alexandria Ocasio-Cortez, i liberal più liberal d’America. Carlson ha detto che in effetti nel libro-manifesto della Warren, che è candidata alle presidenziali del 2020, ci sono molte cose condivisibili. E’ per questo che un tipo come Bregman gli ha fatto gola: lo ha invitato di fatto per complimentarsi con lui.

 

Poi è andato tutto storto, perché Bregman ha applicato lo stesso modello usato a Davos e mentre Carlson voleva congratularsi, gli ha detto: “Tu sei un milionario finanziato da un miliardario. Ecco cosa sei. Sono felice che ti sei accodato all’ultima moda lanciata da Sanders e dalla Ocasio-Cortez, ma tu non sei parte della soluzione, tu sei parte del problema”. Carlson non l’ha presa bene, Bregman ha insistito, Carlson gli ha detto “imbecille”, Bregman ha insistito di nuovo, e poi Carlson lo ha insultato, e non ha mandato in onda l’intervista, giustificando la decisione con l’eccesso di volgarità. Lo scrittore olandese ha messo online il video, commentando lo scambio non esattamente virtuoso, e ha conquistato altra visibilità e popolarità (dichiarazioni d’amore comprese): chi le canta ai ricchi e ai potenti è sempre giovane e bello.

 

Oltre al battibecco c’è però una questione sostanziale, che ha a che fare con il populismo di destra e di sinistra e con la sua sintesi, che si ritrova per l’appunto nella battaglia in stile Occupy Wall Street, contro i ricchi e le élite a favore del popolo. Le contaminazioni sono talmente evidenti che uno come Carlson non ci tiene nemmeno a smentirle – prendo spunto dalla Warren, dice – e semmai poi la discussione si sposta sul proprio conto in banca e sull’ipocrisia di essere populista sì, ma d’élite. Ed è in questo spazio, nemmeno troppo angusto, che un po’ di moderato pragmatismo può trovare il suo nuovo respiro.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi