Foto di Anita Hart via Flickr

Così l'Ocse ingigantisce il mito della classe media disagiata

Maurizio Sgroi

Perché il rapporto "Under Pressure: The Squeezed Middle Class” sull’aumento delle diseguaglianze porta acqua al populismo

Roma. Fra le tante narrazioni – o mitologie se preferite – che accompagnano il nostro discorso pubblico, quella sul declino del ceto medio è probabilmente la più suggestiva perché racchiude in un'immagine semplice e assai evocativa tutte le le altre: la crescita della diseguaglianza, la necessità di un intervento pubblico risanatore, i tormenti delle nuove generazioni che hanno meno opportunità rispetto a quelle che l'hanno precedute, risolvendosi infine, questo mito, in un sonoro piagnisteo che ormai è il sottofondo di qualunque analisi.

     

Che questo piagnisteo sia divenuto ormai globale non dovrebbe consolarci, ma preoccuparci. Perché è all'interno di questa mitologia che risiede la radice autentica di quel populismo che, paradossalmente, viene alimentato dagli stessi che spiegano perché occorra contrastarlo. Questa schizofrenia sembrerà stupefacente, ma solo perché si trascura quanto sia consustanziale alla nostra contemporaneità. Il debito pubblico crescente, che tutti a parole dicono di voler ridurre, basta come esempio.

      

Detto ciò, com'è noto, il mito contiene molte verità. O meglio molte verità contribuiscono alla costruzione di un mito. E quello sul declino del ceto medio si basa su ricognizioni accuratissime di fonti autorevoli come l'Ocse, che proprio di recente ha pubblicato un paper – dal titolo chiarissimo, "Under Pressure: The Squeezed Middle Class" – che potremmo definire la Summa theologiae del mito che la stessa Ocse ha contribuito a rendere globale e che giustamente rivendica nelle premesse. "L'Ocse – recita in apertura di paper – è stata in prima linea nel documentare i crescenti livelli di disuguaglianza di reddito, la mancanza di opportunità che molti paesi dell'Ocse hanno vissuto negli ultimi 30 anni. Attraverso le sue analisi e pubblicazioni, l'Ocse ha dimostrato fino a che punto famiglie a medio reddito hanno visto il loro tenore di vita stagnare o declinare, mentre i gruppi a più alto reddito hanno continuato ad accumulare reddito e ricchezza".

  

Ci si potrebbe chiedere la ragione di tanto impegno. La risposta risiede nella convinzione dell'istituto parigino che "una classe media forte e prospera è fondamentale per qualsiasi economia di successo e per una società coesa. Il ceto medio sostiene i consumi, spinge l'investimento nell'istruzione, la sanità e gli alloggi e svolge un ruolo chiave nel sostenere i sistemi di protezione sociale attraverso i suoi contributi fiscali. Le società con una classe media forte hanno tassi di criminalità più bassi, godono di più alti livelli di fiducia e soddisfazione della vita, oltre a una maggiore stabilità politica e buon governo". Dunque la classe media è buona e necessaria, e il suo declino una iattura.   

    

Quanto a quest'ultimo, di dati che lo certificano c'è l'imbarazzo della scelta. "I dati attuali – si legge – rivelano che il 10 per cento dei redditi più elevati detiene quasi la metà della ricchezza totale, mentre il 40 per cento di quelli più bassi solo il 3 per cento". La diseguaglianza della ricchezza, signora mia. E vogliamo parlare della diseguaglianza delle opportunità? "Abbiamo anche riscontrato che i bambini nati da genitori che non hanno completato la scuola secondaria hanno solo il 15 per cento di possibilità di accedere all'università, rispetto a una possibilità del 63 per cento per i bambini i cui genitori frequentavano l'università. Anche i risultati di salute e persino l'aspettativa di vita sono fortemente influenzati dal background socio-economico". "L'Ocse ha anche documentato che l'insicurezza economica riguarda un'ampia porzione di popolazione: più di una persona su tre è economicamente vulnerabile". Come si fa a rimanere indifferenti? 

      

Questa tregenda "ha spinto i governi ad agire per rimediare a una situazione che è diventata economicamente e politicamente insostenibile in quanto mina la fiducia del pubblico nelle politiche e nelle istituzioni". E mentre che il governo salvatore raddrizza a suon di intervento pubblico il legno storto della realtà, ecco l'Ocse che "ha chiesto una nuova narrativa di crescita che metta il benessere delle persone al centro". 

    

Ovviamente, ogni mito ne genera un altro. Ossia che contrastando il declino della classe media costruiremo finalmente un paradiso dove la medietà sarà il valore assoluto. Se nel frattempo anziché esercitarci nel piagnisteo ci dessimo tutti un po' da fare forse non sbaglieremmo. Ocse permettendo, ovviamente.

Di più su questi argomenti: