Il presidente (prete) della Notre Dame University censura Colombo: "Ha portato la catastrofe"
Lettera di padre Jenkins che usa Giovanni Paolo II (tagliando il discorso del Papa santo) per giustificare gli affreschi coperti: "La venuta di Cristoforo Colombo ha portato alla repressione di vivaci culture"
Roma. Cristoforo Colombo è stato messo al bando anche dall’Università cattolica di Notre Dame, in Indiana. Con una lettera a studenti e professori, il presidente dell’ateneo, reverendo padre John I. Jenkins, ha fatto sapere che gli affreschi realizzati alla fine dell’Ottocento da Luigi Gregori saranno occultati. Purtroppo, fa sapere, staccarli direttamente dal muro non si può, visto che l’artista li ha dipinti “direttamente sull’intonaco delle pareti e quindi qualsiasi tentativo di spostarli danneggerebbe e probabilmente distruggerebbe le opere”. Però, li si può coprire con “un materiale intrecciato coerente con l’arredamento del luogo” e spetterà a un comitato creato ad hoc stabilire se e quando saranno mostrati al pubblico. La brochure che “contestualizza” l’opera d’arte, che da un ventennio viene donata ai visitatori, non basta più.
Visto il piano minuzioso presentato da padre Jenkins si potrebbe pensare che in quei dipinti vi sia qualcosa di scabroso e indubbiamente contrario alla moralità cattolica, essendo quella un’università cattolica. Niente di tutto ciò. I dipinti parlano di Cristoforo Colombo e furono realizzati come omaggio per gli immigrati del vecchio mondo che si trasferivano in quello nuovo. Scrive il presidente della Notre Dame che “i murales di Gregori si concentravano sull’immagine popolare di Colombo come un eroe americano, che era anche un immigrato e un devoto cattolico. Il messaggio alla comunità [dell’università, ndr] era che anche loro, per quanto largamente immigrati e cattolici, potevano essere pienamente e orgogliosamente americani”. Ecco il problema: questa immagine resa eterna sui muri dell’ateneo urta la sensibilità dei nativi indiani, per i quali – sono sempre parole di padre Jenkins – “l’arrivo di Cristoforo Colombo fu a dir poco catastrofico”.
“Ha portato allo sfruttamento, all’esproprio della terra, alla repressione di vivaci culture, alla schiavitù e a nuove malattie che hanno causato epidemie capaci di uccidere milioni di persone”, spiega John Jenkins. Da qui l’idea di nascondere il ciclo di affreschi. Il presidente della Notre Dame come un novello Clemente XIII, il “Papa braghettone” passato alla storia per aver ordinato l’evirazione delle statue classiche in Vaticano e la copertura dei nudi in Cappella Sistina. Peccato siano passati, da allora, più di tre secoli.
Il presidente dell’università cattolica deve però aver capito che il riferimento alla “vivace cultura” dei nativi indiani, rappresentati come popolo pacifico dedito a guardare le nuvole – immagine bucolica à la Pochaontas che ogni storico serio smentisce – era troppo fragile per giustificare la censura. E allora, per rafforzare la sua tesi, ha chiamato a sostegno un Papa per di più santo, Giovanni Paolo II, che nel 1987 a Phoenix, parlando agli amerindi disse che “è doveroso riconoscere l’oppressione culturale, le ingiustizie, la distruzione della vostra vita e delle vostre società tradizionali”. Peccato che subito dopo – il paragrafo successivo – Wojtyla aggiungesse che “per essere obiettivi, la storia deve registrare gli aspetti profondamente positivi dell’incontro tra le vostre popolazioni e la cultura proveniente dall’Europa. Tra questi aspetti positivi voglio ricordare l’opera di molti missionari che difesero strenuamente i diritti delle popolazioni native di questa terra. Essi fondarono le loro missioni in tutta la zona sud-occidentale degli Stati Uniti. Lavorarono per migliorare le condizioni di vita e per creare sistemi di istruzione e per far questo impararono la vostra lingua. Soprattutto essi proclamarono la buona novella della salvezza in nostro Signore Gesù Cristo, di cui parte essenziale è l’affermazione che tutti gli uomini e le donne sono ugualmente figli di Dio e come tali devono essere rispettati e amati”.
A padre Jenkins sarebbe forse bastato leggere l’integrale del discorso di Giovanni Paolo II per calmare la propria ansia politicamente corretta, ormai dilagante anche all’interno dei campus cattolici. Un’ansia che ha portato diverse città a cancellare il Columbus Day, su entrambe le coste del paese. Quel che è peggio, però, è che il presidente di Notre Dame denuncia una sorta di incompatibilità tra la scoperta dell’America e la missione cattolica di un ateneo che si dichiara tale, dimenticandosi che Colombo avrà sì portato “nuove malattie”, ma anche i missionari che hanno diffuso il cristianesimo in quelle terre desolate, popolate di bisonti e marmotte.
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