Il messaggio di Kim Jong-un nel discorso di Capodanno (foto LaPresse)

Kim Jong-un si cambia d'abito ed entra nel club dei leader mondiali

Giulia Pompili

Nel discorso di Capodanno il leader nordcoreano si mostra autorevole, in poltrona, e dice a Trump: continuiamo a parlare solo alle mie condizioni

Roma. Non è rimasto niente dell’immagine del leader folle e squilibrato che l’occidente aveva costruito intorno a Kim Jong-un, al potere in Corea del nord da ormai otto anni. E basterebbe confrontare l’immagine del discorso di Kim di martedì con quella degli altri leader del mondo per capire quanto sia cambiata, in un solo anno, la situazione nella penisola e il ruolo di Pyongyang nei rapporti di forza con l’America. Fino a un paio di anni fa, durante quell’èra preistorica che chiamavamo la “pazienza strategica” dell’Amministrazione Obama, gli analisti aspettavano con ansia l’annuale discorso di Capodanno – che è il più importante e programmatico nella ritualità coreana – per avere qualche indizio sui possibili sviluppi della questione nordcoreana. Kim, in quel passato remoto, era ancora un personaggio misterioso, bizzarro, indecifrabile: oggi lo è un po’ meno, ma tutto quello che sappiamo di lui è esattamente ciò che lui ci ha voluto mostrare nel corso degli ultimi anni, mentre rafforzava il suo potere interno e imparava a essere leader. Come abbiamo imparato nel corso del 2017 e poi del 2018, da soli non siamo riusciti a capire niente sin dall’inizio, sulla Corea del nord e sui suoi leader.

 

Il 2016 è stato l’ultimo anno in cui Kim Jong-un ha pronunciato il discorso di Capodanno indossando la tradizionale giacca maoista nera con la spilla dei suoi predecessori – suo padre Kim Jong-il e suo nonno Kim Il-sung – appuntata sul petto. Poi c’è stato il passaggio al completo in giacca e cravatta, meno bellicoso, più rassicurante, dal nero (2017) fino al grigio chiaro (2018). E infatti tutto è iniziato esattamente un anno fa, con il discorso di Capodanno di Kim Jong-un che, dopo aver fatto raggiungere al paese lo status di potenza nucleare, annunciava che si sarebbe concentrato sull’economia, e apriva al dialogo con il resto del mondo. Anche allora alcuni analisti ponevano cautele: è successo spesso che Kim parlasse di apertura e pace, ma poi alla fine in Corea del nord non cambia mai niente. E invece è successo di tutto, lo scorso anno. Solo che a guidare le decisioni e i tempi del dialogo, in questi mesi di cambiamento, pare essere ancora Pyongyang e il suo leader Kim Jong-un. Per i trenta minuti di discorso pronunciato martedì, Kim ha scelto di cambiare location e stile: non parla più dal palco, in piedi, con gli occhiali da lettura sul naso, e nell’asettica sala con il simbolo del Partito dei lavoratori alle spalle, ma in un grande studio in legno, pieno di libri e con due bandiere – quella del Partito dei lavoratori e quella della Corea del nord, ormai paese riconosciuto de facto a livello internazionale – e due fotografie alle spalle – quella di Kim Jong-il e di Kim Il-sung. Come ha scritto martedì Eric Talmadge, capo dell’ufficio di Pyongyang dell’Associated Press, con il completo blu e la cravatta grigia Kim adesso sembra voler assomigliare sempre di più a un leader autorevole e rispettato a livello internazionale.

 

“Se l’America non riuscirà a portare avanti le sue promesse al mondo, e rimarrà ferma con le sanzioni e le pressioni contro la Corea del nord, allora potremmo essere costretti a esplorare un nuovo percorso per difendere la sovranità del paese e i supremi interessi del nostro stato”, ha detto Kim, mandando un messaggio al presidente americano Donald Trump e alla Casa Bianca. “Sono pronto a incontrare il presidente in qualsiasi momento”, ha detto, specificando un incontro con Trump, appunto, e nessuno dei suoi emissari di alto livello, e infatti i colloqui sulla denuclearizzazione tra Washington e Pyongyang sono in stallo. “Il discorso è iniziato con un saluto ai ‘compatrioti’ della Corea del sud, e Kim ha usato gran parte del discorso per elogiare i recenti progressi nelle relazioni intercoreane. Il leader ha anche ribadito il sostegno a un trattato di pace per porre ufficialmente fine alla Guerra di Corea, trattato concordato da Seul e Pyongyang ma che probabilmente richiederà il coinvolgimento cinese e americano”, hanno scritto martedì cxcv  su NkNews Colin Zwirko e Oliver Hotham. Per i restanti venti minuti, il leader nordcoreano ha parlato del nuovo, rinnovato impegno a garantire la crescita economica nel paese: impossibile senza l’alleggerimento delle sanzioni.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.