Kim Jong-un ispeziona il sito dove è stata testata “un’arma tattica ultramoderna”. La foto è stata pubblicata sulla prima pagina del quotidiano ufficiale nordcoreano Rodong sinmun

Fidarsi o no della Corea del nord?

Giulia Pompili

Non c’è alcun inganno da parte di Pyongyang perché non c’è mai stato un accordo

Roma. La Corea del nord ha fatto sapere ieri di aver testato “un’arma tattica ultramoderna”, senza però specificare di che tipo di arma si tratti. La notizia è stata rilanciata dai media sudcoreani, e confermata poi dalla prima pagina del Rodong sinmun, il quotidiano ufficiale nordcoreano, che nell’edizione di ieri ha stampato in prima pagina una fotografia del leader Kim Jong-un mentre ispeziona il sito del test, accompagnato dagli alti ufficiali del cerchio magico di Pyongyang. “Dopo aver visto la potenza dell’arma tattica, il Supremo Leader si è emozionato dicendo che è stato compiuto un altro enorme lavoro da parte degli scienziati della Difesa per aumentare le capacità difensive del paese”. Nelle fotografie diffuse anche online, i funzionari nordcoreani sono stati molto attenti a non lasciare indizi sul tipo di test effettuato. Soltanto Kim ha buttato lì un suggerimento, dicendo che quella sperimentata con successo è un’arma a cui teneva molto suo padre, Kim Jong-il.

  

Uno dei motivi per cui molti analisti delle questioni nordcoreane e non solo erano scettici sul metodo di trattativa del presidente americano Donald Trump – che ha saltato tutte le negoziazioni preliminari e ha voluto incontrare il leader Kim Jong-un personalmente, il 12 giugno scorso a Singapore – è che lasciare molte frasi aperte e realizzare accordi di massima significa che ognuna delle parti può interpretare quelle frasi come vuole. “Finché non ci sono test nucleari e missilistici, va tutto bene”, ha detto più volte Trump, anche quando la stampa internazionale ha riportato la notizia del “rinvio” a tempo indeterminato dell’ennesimo incontro ai massimi livelli presieduto dal segretario di stato Mike Pompeo. Il diavolo è nei dettagli, appunto. Perché adesso, mentre tutti parlano di questo nuovo e non meglio specificato test di un’arma da parte della Corea del nord, non sembra che questo violi alcun accordo con Washington. E’ invece più probabile che l’obiettivo di Kim Jong-un sia quello di rassicurare la propaganda interna, specialmente quella militare – ultimamente si era concentrato molto di più sullo sviluppo economico – e serve a mandare un messaggio all’America: noi siamo sempre ben preparati. E’ la prima volta sin dall’inizio del 2018 che Kim si fa vedere intorno a una struttura militare in attività, ma il fatto che non ci siano dettagli sull’arma significa che Pyongyang vuole controllare un’eventuale escalation. La Casa Bianca, intanto, ha fatto sapere che l’evento di ieri non cambia la posizione dell’America, che il secondo incontro tra Trump e Kim avverrà nel corso del 2019 e che le sanzioni economiche contro il paese resteranno al loro posto finché non ci saranno tangibili progressi sulla denuclearizzazione.

  

La notizia del test militare va letta insieme alla storia del New York Times, pubblicata in prima pagina il 12 novembre scorso, sul “Grande Inganno” della Corea del nord. In un articolo parecchio discusso, David E. Sanger e William J. Broad citano il report del Csis che ha svelato la posizione di 16 di almeno 20 basi missilistiche nordcoreane ancora in attività. Ma il grande inganno, secondo alcuni osservatori, non è un inganno: “L’interpretazione del New York Times della storia ha lasciato molti osservatori della Corea del nord perplessi. Non c’è infatti alcun ‘grande inganno’ da parte della Corea del nord per quanto riguarda le sue sue basi missilistiche operative”, ha scritto su Nk News Ankit Panda, “semplicemente perché non c’è alcun accordo con la Corea del nord sul suo programma di missilistici balistici”. Anche Vipin Narang, docente di Scienze politiche al Mit, ha scritto su Twitter che “non è un inganno. Kim ha esplicitamente ordinato di continuare la produzione di missili balistici nel discorso di Capodanno del 2018. Non si è mai offerto di smettere di produrli, figuriamoci di rinunciarvi. Mai. Sta facendo esattamente quello che ha detto”.

  

C’è una storia parallela che potrebbe mettere a rischio ancora una volta le trattative con l’America. Un cittadino americano, identificato con il nome di Bruce Byron Lowrance, è stato arrestato il 16 ottobre scorso mentre tentava di entrare illegalmente in Corea del nord dal confine con la Cina. Secondo quanto riportato dall’Associated press, è la stessa persona che un anno fa era stata fermata dalle Forze armate sudcoreane mentre tentava il passaggio attraverso il 38° parallelo. Secondo la Kcna, l’agenzia di stampa nordcoreana, Lowrance è accusato di essere stato manipolato dalla Cia, e che la Corea del nord lo espellerà dal paese. Un gesto importante, visto che fino a poco tempo fa i cittadini americani arrestati venivano usati come ostaggi per ottenere concessioni in cambio. Pyongyang ha fatto sapere che lo espellerà dal paese, ma senza specificare né come né quando. Il che rende più difficile una situazione già precaria.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.