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Un altro cambio a casa Trump: se ne va l'ambasciatrice Haley. Ma senza drammi

Paola Peduzzi

Le motivazioni dell'addio non sono state chiarite, ma quel che pare certo è che non c’è stata alcuna frattura tra i due

Milano. L’ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Nikki Haley, si è dimessa dal suo incarico e la notizia ha preso tutti di sorpresa. Una crisi con il presidente? Una nuova carriera da avviare? Le motivazioni non sono state chiarite, pare che la Haley già da mesi avesse detto a Donald Trump che alla fine del 2018 avrebbe voluto lasciare, ma quel che pare certo è che non c’è stata alcuna frattura tra i due. Annunciando le dimissioni della Haley – a partire dal 2019 – Trump ha detto di essere dispiaciuto della partenza della sua ambasciatrice, “una che coglie le cose al volo”, e ha aggiunto di essere pronto a riprenderla indietro in qualsiasi momento, “scegli tu in che ruolo”. Tanta arrendevolezza non si era mai vista nei molti cambiamenti che ci sono stati nell’Amministrazione Trump, e i commentatori hanno tirato un sospiro di sollievo: per una volta “no drama”.

 

I rapporti tra Trump e la Haley non sono sempre stati idilliaci: prima dell’avvento del trumpismo, lei era dalla parte dei detrattori e quando è entrata nel suo team si è sobbarcata anche tutte le accuse femminili. Sei una donna e stai con Trump? Sei una traditrice. La Haley ha tirato dritto per la sua strada, una strada considerata falca e determinata ma con una buona dose di coerenza, merce rara nella politica estera di questa Amministrazione. Dura contro i regimi, in particolare quello siriano, iraniano e nordcoreano, l’ambasciatrice si è anche scontrata molte volte con la delegazione russa alle Nazioni Unite, e proprio a causa della Russia ha avuto il più importante conflitto con Trump. Aveva annunciato, ad aprile, delle sanzioni americane contro le aziende russe che avevano sostenuto il programma chimico del rais siriano Bashar el Assad, ma il giorno dopo l’Amministrazione aveva ritrattato: niente sanzioni, l’ambasciatrice deve aver capito male. La Haley aveva risposto che no, non si era affatto “confusa”, ma poi la crisi era rientrata e non c’erano state conseguenze visibili (dietro le quinte invece ci sono stati parecchi malumori, soprattutto con John Bolton, consigliere per la Sicurezza nazionale). Secondo alcune fonti diplomatiche, la Haley è diventata un punto di riferimento per molte cancellerie: l’interlocutrice più credibile.

 

Che cosa farà adesso l’ambasciatrice non è chiaro. Si è parlato molto di una sua possibile candidatura nel 2020, ma lei ieri l’ha esclusa: ci proverà Trump, nel 2020, a essere rieletto e lei farà campagna per lui. Si è conquistata la fiducia del presidente con un metodo che non sempre è stato apprezzato alla Casa Bianca: la franchezza. Il mese scorso, la Haley ha scritto sul Washington Post un articolo per criticare l’anonimo che aveva attaccato Trump sulle pagine del New York Times: non sono sempre d’accordo con il presidente, ha detto l’ambasciatrice, ma quando ho dei problemi alzo il telefono o vado a parlargli, non pubblico articoli anonimi. Era anche un modo per dire: non sono io l’anonimo, ché ovviamente tutti erano sospettati.

 

Il suo sostituto sarà annunciato nelle prossime settimane: è molto quotata Dina Powell, che ha già lavorato sulla politica estera dell’Amministrazione – in particolare il medio oriente – ed è nell’entourage di Ivanka (anche lei molto quotata).

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi