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Così “lo sguardo di Tichy” supera l'autocensura (volontaria) dei media

Daniel Mosseri

A colloquio con il volto anticonformista della stampa tedesca

Berlino. Joseph Goebbels la chiamava la Gleichschaltung der Presse, l’allineamento della stampa all’ideologia nazista. Un obiettivo da ottenere con la propaganda e la violenza, inclusa la deportazione dei giornalisti nei campi di sterminio. “Oggi non c’è alcuna coercizione e il governo non fornisce alcuna indicazione su cosa scrivere, eppure siamo arrivati alla freiwillige Gleichschaltung, all’allineamento ‘volontario’ della stampa alla volontà dell’esecutivo, secondo l’espressione fornita da un collega della Süddeutsche Zeitung”. Così Roland Tichy racconta al Foglio la sua frustrazione nei confronti dei media tedeschi.

 

Tichy, classe 1955, è stato vicedirettore di Capital, poi direttore di Wirtschaftwoche, il più antico settimanale economico tedesco, oltre che consulente del cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder. Tichy continua la sua carriera con una testata a sua immagine e somiglianza. A ottobre il mensile Tichys Einblick (“Lo sguardo di Tichy”) compie due anni, ma come sito web è attivo dal 2015. Il dieselgate, la crisi dei profughi, il fallimento della Jamaika-Koalition e la permanenza di Angela Merkel al governo. Di mese in mese le copertine della rivista, cui il Financial Times ha dedicato di recente un approfondimento, parlano ai tedeschi con un linguaggio schietto.

 

“In edicola vendiamo di più che per abbonamento”, dice Tichy. Lui respinge la politically correctness diffusa nelle redazioni tedesche e il conformismo politico-culturale: “La maggiore parte dei giornalisti tedeschi pende a sinistra, il che è motivo di frustrazione per i lettori”. Tichy dice di ricevere ogni giorno lettere di lettori delusi dai propri giornali e interessati al suo. “Prendiamo lo studio di un pool di fondazioni tedesche (Svr) secondo cui gran parte dei cittadini vede l’immigrazione con favore: tutti i media lo hanno rilanciato ma nessuno ha detto che la maggior parte degli intervistati erano essi stessi immigrati. Lo studio lo diceva apertamente ma evidentemente nessuno si è curato di leggerlo”. Tichy ritiene che in Germania si scrivano molte opinioni identiche e che lo si faccia “al netto dei fatti”. Una divaricazione fra realtà e opinioni che ha avuto un picco dalla seconda metà del 2015, con l’emergenza profughi. Il fondatore del magazine, che si definisce conservatore e liberale, nota che oggi anche la Bild fa le pulci al governo Merkel, ma allora si univa al coro mediatico favorevole all’arrivo di centinaia di migliaia di profughi mediorientali. “Una ricerca dice che in quei mesi l’85 per cento dei giornali scriveva ‘refugees welcome’, ma questo non è fare informazione sui problemi legati ai flussi migratori”. Guai poi a chiedere a Tichy se sia contrario all’immigrazione. “Venti anni fa ho scritto un libro intitolato ‘Ausländer rein!’ (Immigrati, dentro! Sottotitolo: tedeschi e stranieri, origini diverse, destino comune)”. La questione semmai, dice, è organizzare flussi controllati di persone qualificate che condividano i valori della popolazione tedesca. Tichy ricorda che il giorno dopo le molestie sessuali di massa a Colonia, Capodanno 2016, il capo della polizia locale disse in conferenza stampa che la notte era passata tranquilla. Quel funzionario di polizia fu poi licenziato, “ma la sede del gruppo editoriale Wdr è proprio sulla piazza del duomo, teatro dei disordini. Perché quel gruppo non informò per primo delle molestie sotto le sue finestre?”. Per Tichy, però, non si trattò di un incidente: il vizio dell’autocensura è più antico, riprende, attaccando la Energiewende, la svolta energetica anti nuclearista di Merkel dopo Fukushima. “Un disastro: nessuno degli obiettivi è stato raggiunto, abbiamo la bolletta elettrica più cara d’Europa, bruciamo molto più carbone di prima”, dice. Quanto alla politica, Tichy osserva che Angela Merkel ha portato la Cdu a sinistra per cui non sorprende se un terzo degli ex elettori cristianodemocratici oggi vota per AfD. “In quel partito convivono orfani della Cdu ed elementi della destra radicale: una situazione che richiederebbe molta più chiarezza”.

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