Foto LaPresse

Ottimismo francese

Mauro Zanon

Il saggista Nicolas Baverez ci dice che sì, la crisi è profonda, ma l’Ue non morirà di sovranismo

Parigi. L’Europa delle democrazie liberali vive una crisi esistenziale senza precedenti, lo slancio neoeuropeista di Emmanuel Macron non ha più la stessa forza magnetica di un anno fa, ma non dobbiamo lasciarci prendere dal panico, perché no, non moriremo di sovranismo. Ne è convinto Nicolas Baverez, editorialista del Figaro e del Point, economista acuto e saggista prolifico, autore di una biografia su Raymond Aron e soprattutto liberale, una rarità in Francia. “Quella in cui è immersa l’Europa è una crisi esistenziale diversa dalle precedenti. L’Europa, nel passato, ha conosciuto molte crisi, politiche ed economiche, e si era anche teorizzato che progredisse attraverso e all’interno di esse. Ora, tuttavia, non solo non progredisce ma vive anche una crisi di valori, in cui a vacillare è la sua ragion d’essere”, spiega al Foglio Baverez, e aggiunge: “Questa situazione si può spiegare anzitutto con il fatto che i princìpi sui quali è stata fondata, ossia la resistenza all’Unione sovietica, la garanzia di sicurezza da parte degli Stati Uniti e la pace franco-tedesca, sono oggi caduchi. In secondo luogo, c’è stato un allargamento troppo rapido e inappropriato dell’Unione, accanto alla creazione di una moneta unica, l’euro, senza un’istituzione che permettesse di gestire gli choc finanziari. Infine, ed è forse lo scossone più duro subìto dall’impalcatura europea, c’è la crisi migratoria che viviamo oggi, e che nasconde un’inquietante ondata populista”. 

  

La Francia è in controtendenza rispetto agli altri paesi europei, contagiati chi più chi meno dal virus populista ed eurofobo, e le difficoltà incontrate dall’inquilino dell’Eliseo, Emmanuel Macron, sono sotto gli occhi di tutti. Ma Baverez, pur ammettendo che l’Europa corre un rischio maggiore di sfaldarsi rispetto al passato, sostiene che non ci sarà nulla di fatale. “Ci sono diversi segnali di resistenza che mi portano a pensarla in questo modo. La Brexit, anzitutto, non ha provocato nessuna dispersione degli altri ventisette paesi dell’Ue. E se oggi, a due anni dal referendum, si guardano i dati, non si può che constatare che il Regno Unito è estremamente malato dal punto di vista politico ed economico, più ancora dell’Ue. Il secondo segnale è rappresentato dal fatto che gran parte dell’opinione pubblica è ancora favorevole all’Europa. Si pensi per esempio alla Grecia e alle riforme che ha attuato in questi anni per restare nella zona euro e nell’Ue: è spettacolare quanto è stato fatto. Gli europei, soprattutto dopo la Brexit, non hanno alcuna intenzione di abbandonare la moneta unica e di rinunciare alla libera circolazione all’interno della zona Schengen. Lo hanno capito anche il Movimento 5 stelle e la Lega in Italia, che, alla luce del fallimento di Marine Le Pen e della sua proposta di far uscire la Francia dall’euro, hanno messo da parte l’idea di Italexit, pur restando convinti che l’Europa vada riformata in profondità”. Ciò che veramente inquieta tutti gli europei e che necessita di una risposta immediata sono il problema dell’immigrazione e il controllo delle frontiere esterne dell’Ue, secondo Baverez. “Deve esserci una politica di sicurezza dell’Ue. E’ questa la prima richiesta dei cittadini europei, a prescindere dal paese d’origine”, dice al Foglio l’economista liberale, mentre a Bruxelles sta andando in scena il più delicato Consiglio europeo degli ultimi anni. Sulle tensioni tra Italia e Francia cui abbiamo assistito in queste due settimane, con Macron e Salvini protagonisti di attacchi a distanza, Baverez risponde così: “E’ innegabile che l’asse Parigi-Roma su cui Macron puntava, quando c’era ancora Paolo Gentiloni, per convincere la Germania della bontà del suo progetto di riforma, sia ora in una fase di stallo. Tuttavia, va sottolineato che il governo italiano resta estremamente prudente sull’euro rispetto a certe provocazioni sentite in campagna elettorale. Sul dossier dei migranti, se si cerca di andare oltre le polemiche e le posture politiche, credo invece che l’Italia e la Francia debbano rapidamente mettere insieme le loro forze per instaurare un sistema di sorveglianza rigoroso del Mediterraneo. Prima accadrà e meglio sarà per tutta l’Europa”.