Eammanuel Macron (foto LaPresse)

Vive la France

Roberto Maroni

Non parlo della Francia politica, ma di quella economica, quella delle imprese e degli imprenditori

No, non nel senso di Macron. Il giovane capo dell’Eliseo si crede un po' Napoleone, ma negli ultimi tempi non ne azzecca una. Sull’immigrazione, ad esempio, sta facendo gli stessi tragici errori che fece il suo predecessore Sarkozy, dal blocco della frontiera a Ventimiglia fino alla guerra in Libia. No, non parlo della Francia politica, ma di quella economica, quella delle imprese e degli imprenditori. Quei cugini d’oltralpe sempre attenti a cogliere le opportunità di business che si presentano nel mondo e (in particolare) in Italia. E stiamo parlando di cose importanti: da Parmalat in poi le acquisizioni francesi in Italia hanno avuto numeri da record. Nel solo 2016, ad esempio, i francesi hanno comprato 34 aziende italiane, con un investimento superiore a 3 miliardi di euro. È vero, nei circoli internazionali si dà per acquisito che i francesi vogliono conquistare il Nord Italia e magari lasciare che il Sud diventi una grande tendopoli per gli immigrati di tutto il mondo. La teoria del grande complotto non mi convince, e qualunque sia il pensiero laterale della finanza globale sono convinto che rafforzare i rapporti di collaborazione (e di competizione) con i francesi nel settore industriale sia solo un vantaggio per le nostre imprese, specie le piccole e medie, e per i nostri cittadini. Soprattutto nei settori strategici per il nostro futuro, come energy community e mobilità sostenibile. È una sfida culturale, prima che politica: ma proprio per questo possiamo vincerla. Stay tuned.

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