Angela Merkel e Horst Seehofer (foto LaPresse)

La battaglia tedesca sulla solidarietà

Paola Peduzzi

Merkel contro Seehofer: due ricette per arginare il populismo

Milano. Non accade spesso che al Bundestag i rappresentanti della Cdu e quelli della Csu facciano incontri in camere separate: sono i cugini dell’Unione, i cristiano-democratici di Angela Merkel e i cristian-osociali di Horst Seehofer, i bavaresi: lavorano insieme da sempre. Giovedì però è andata così, perché da qualche giorno la cancelliera e il suo ministro dell’Interno si sono scontrati sul piano immigrazione e ancora non hanno trovato una ricomposizione. I commentatori – sempre lesti nel dichiarare la fine imminente della cancelliera – sostengono che la “Merkel è sola”, dovrà cedere, non è più forte come una volta. Il problema è che non ci sono molte sfumature nella soluzione di questo conflitto: Seehofer vuole respingere gli immigrati che si sono già registrati in un altro paese europeo, la Merkel invece vuole accoglierli, perché è questo il modo per dare effettiva solidarietà ai paesi di primo approdo, come l’Italia. La solidarietà è tornata parecchio nei discorsi di questi giorni. Che cos’è, la solidarietà? Il governo italiano si arrabbia con la Francia troppo critica e dice: se volete davvero essere generosi perché non siete andati voi a salvare la nave Aquarius, perché non aprite le frontiere e accettate stranieri?

 

I solidali per eccellenza ora sono gli spagnoli ovviamente, che hanno annunciato accoglienza per Aquarius e meditano di togliere il filo spinato che c’è a Ceuta e Melilla, l’enclave da cui arriva il grosso della migrazione verso la Spagna (filo spinato che era stato messo ai tempi del socialista José Luis Rodríguez Zapatero). Ma la verità è che Aquarius non riesce a essere accolta da nessun paese se non dall’Italia, che si è occupata del trasbordo degli uomini, delle donne e dei bambini che vagano da domenica in mezzo al mare e che ora si sta anche, inevitabilmente, occupando degli sbarchi. Le regole stabilite sui salvataggi in tanti anni di flussi migratori e dopo il picco del 2015 non sono state fatte a caso: la geografia conta, le miglia marine percorribili anche. Che cos’è allora la solidarietà? La Merkel da sempre la mette sulla questione della redistribuzione: non possiamo cambiare il fatto che i paesi di primo approdo siano quelli protesi nel Mediterraneo, possiamo però poi farci carico dei trasferimenti, dei movimenti interni, evitando che a paesi come l’Italia tocchino sia accoglienza sia integrazione.

  
Il suo ministro Seehofer vuole bloccare questo tipo di solidarietà, e per quanto paradossale possa sembrare lo fa assieme al nostro ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che a logica dovrebbe accordarsi in modo del tutto opposto: i paesi dei movimenti secondari non respingano i migranti che arrivano dall’Italia. La contraddizione pare inspiegabile, ma è il frutto di due tendenze che Seehofer e Salvini sintetizzano bene: dare segnali all’Europa sul fatto che il clima è cambiato e che se c’è bisogno di fare i duri, i duri sono sempre di più e più uniti; difendere i propri interessi elettorali, quel “my people first” che ormai è diventato il mantra dei nazionalisti. Seehofer ha elezioni a ottobre, è culturalmente più conservatore della Merkel e da sempre scettico nei confronti della politica di accoglienza della Germania, e teme un’avanzata in Baviera degli xenofobi dell’AfD. Ha così deciso di spostarsi sul fronte estremo dell’alleanza con la Csu, quello che rincorre i temi dell’AfD, al punto che giovedì uno dei suoi più stretti collaboratori ha parlato al Bundestag di “turismo dell’asilo”, che è una espressione usatissima dall’AfD.

  
La Merkel era a conoscenza di tutto questo quando ha deciso di nominare Seehofer ministro dell’Interno: è da molto tempo che la Csu combatte assieme all’ala conservatrice della Cdu (da cui proviene tra l’altro l’AfD) per moderare il liberalismo della Merkel, soprattutto in materia di immigrazione. Ora la cancelliera prende tempo: dice che al vertice europeo di fine giugno ci sarà un confronto collettivo e poi si potrà delineare meglio anche il piano d’immigrazione tedesco. Seehofer invece vuole concludere subito, deve mostrare ai bavaresi di avere l’autorità giusta e ai suoi partner europei – Salvini, ma anche l’Austria e la faglia a est dell’Ue – di essere un motore del cambiamento credibile. Si vedrà quanto tempo riuscirà a guadagnare la Merkel, ma da un punto di vista politico la resa dei conti non è lontana: nelle destre di tutta Europa si discute di come arginare i populisti, se con più liberalismo o con più populismo. In Italia abbiamo visto come va a finire, anche se ancora sembra sfuggire che la somma dei “first” nazionalisti dei nuovi partner di Salvini non dà maggiore solidarietà all’Italia.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi