Albert Rivera e Mariano Rajoy (foto LaPresse)

In Spagna è iniziata la lotta tra Rivera e Rajoy (c'entrano i rimborsi)

Eugenio Cau

Il peccato veniale di Ciudadanos. Il partito del momento è sotto attacco per via di un passo falso sui conti

Roma. Gli scandali sui conti dei partiti sono diventati uno strumento di lotta politica anche in Spagna. L’oggetto della polemica è Ciudadanos, il partito politico centrista di Albert Rivera, che a dicembre scorso ha fallito il test del Tribunale dei conti spagnolo sui bilanci dei partiti per un’entrata da 14 mila euro mal rendicontata. Peccato veniale, specie se paragonato al milione abbondante che manca ai rimborsi del Movimento 5 stelle in Italia o alle centinaia di migliaia di euro che non quadrano nei conti di Jean-Luc Mélenchon in Francia. Il fatto è che in Spagna Ciudadanos è il partito del momento, Rivera è in grande ascesa e il passo falso sui conti è diventato motivo di attacco politico da parte degli avversari. C’è un problema: gli avversari che attaccano Rivera (e dalle dichiarazioni di un paio di esponenti ne hanno chiesto le dimissioni) sono i suoi alleati al governo.

 

Da più di un anno, l’esecutivo di minoranza del primo ministro spagnolo Mariano Rajoy si regge grazie al sostegno esterno di Ciudadanos, il partito centrista di Albert Rivera. L’alleanza di fatto tra i due, accettata con qualche riottosità dal giovane Rivera, è stata fondamentale nel mantenimento della stabilità della Spagna e ha giocato un ruolo forte durante la crisi catalana, in cui Rivera ha sostenuto ogni azione di Rajoy esortandolo, semmai, a essere ancora più duro contro gli indipendentisti. Proprio dalla crisi catalana sono nati i primi problemi per l’alleanza. Rivera ha potuto giocare il ruolo del puro difensore dell’unità nazionale senza doversi sporcare le mani con la gestione pratica della crisi, e questo ha giocato a suo favore. Alle elezioni di dicembre in Catalogna, Ciudadanos è diventato il primo partito con 36 deputati, mentre il Partido popular (Pp) di Rajoy ne ha ottenuti appena 4, peggior risultato della sua storia. Forte del gran successo catalano, Ciudadanos ha iniziato a crescere anche nei sondaggi a livello nazionale, fino a diventare il primo partito di tutta la Spagna, superando il Pp. Secondo un sondaggio di Metroscopia pubblicato la settimana scorsa dal País, Ciudadanos oggi avrebbe il 28,3 per cento dei consensi (erano il 13,1 alle ultime elezioni, nel 2016) e il Pp passerebbe dal 33 per cento del 2016 a un misero 21,9 per cento. Insomma, Rivera sta facendo a destra la rottamazione che Podemos non è riuscito a fare a sinistra, e a calle Génova, la sede del Pp, gli strateghi del partito hanno deciso che era il momento contrattaccare per riprendersi il dominio del conservatorismo spagnolo. Quale miglior modo per farlo che attaccare Ciudadanos, partito nato sull’onda del malcontento antisistema, proprio sulla purezza dei bilanci?

 

Pochi giorni fa il Pp ha usato la sua maggioranza assoluta al Senato spagnolo per obbligare la Commissione d’inchiesta parlamentare sui finanziamenti dei partiti a tenere due sessioni “monografiche” sulle finanze di Ciudadanos, in cui saranno sentiti con gran risalto alcuni ex membri del partito. L’idea, ovviamente, è quella di logorare l’immagine fresca del partito di Rivera, che ha detto che “non c’è alcuna ombra nei nostri conti”, come ha fatto sapere il segretario generale del partito José Manuel Villegas. 

 

Il Pp sta comprensibilmente cercando di recuperare terreno nei sondaggi, ma gli attacchi troppo violenti contro gli alleati rischiano di generare contraccolpi pericolosi. Pp e Ciudadanos avevano già trovato un pre accordo per l’approvazione della legge sul Budget del 2018, fondamentale perché il Pp non ha abbastanza voti per approvarla da solo, ma dopo gli attacchi pare che Rivera voglia far saltare tutto. Il leader di Ciudadanos brandisce tutte le volte che può i punti del contratto di alleanza tra i due partiti, dicendo che Rajoy ha tradito la sua fiducia. Il centrodestra in Spagna rischia di sgretolarsi.

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.