Mikko Kärnä com Carles Puigdemont (floto Twitter Mikko Kärnä)

Chi è il sostenitore finlandese che ha messo nei guai Puigdemont

Maurizio Stefanini

Mikko Kärnä fa il tifo per la causa catalana, ma invitando l'ex presidente in Finlandia potrebbe aver provocato il suo arresto

“Il deputato più a nord della Finlandia, eletto in Lapponia oltre il Circolo Polare Artico. Difensore della Lapponia e della Catalogna”. Così si presenta su Twitter Mikko Kärnä: l'uomo che ha invitato Carles Puigdemont in Finlandia per propagandare la sua causa, e che involontariamente ha forse provocato il suo arresto.

 

A quanto ha infatti rivelato la stampa spagnola, una decina di agenti dei Servizi del Centro Nacional de Inteligencia (Cni) avevano messo sotto controllo l'ex presidente della Generalitat catalana fin dall'arrivo a Helsinki, dove doveva tenere una conferenza alla locale Università. Quando venerdì dal giudice del Tribunale Supremo spagnolo Pablo Llarena è partito l'ordine di carcerazione per i leader indipendentisti ancora in libertà e una richiesta di estradizione per quelli in esilio, Puigdemont ha subito lasciato la Finlandia: è stato proprio Mikko Kärnä a darne notizia via Twitter.

 

 

E' riapparso in Danimarca a bordo di un veicolo Renault su cui assieme a quattro compagni di viaggio ha tentato di riguadagnare il Belgio via autostrada. Ma poco dopo aver passato il confine tedesco domenica mattina lo hanno arrestato e spedito nel carcere di Neumünster, in attesa di una decisione sulla sua estradizione. Come ha ricordato El País, la Germania “è considerata dalla Spagna uno degli stati della Ue con cui esistono migliori relazioni di collaborazione giuduziaria. I servizi segreti spagnoli qualificano la loro relazione con i loro colleghi tedeschi come 'eccellente'”. Come contraccolpo della notizia, in Catalogna si sono accese manifestazioni di protesta il cui bilancio più recente è arrivato a 98 feriti e 9 arresti

 

Ma si diceva di Mikko Kärnä. 37 anni, “etnicamente finlandese con radici sami” (cioè, del popolo indigeno lappone), è membro del Partito di Centro del primo ministro Juha Sipilä: una formazione tradizionalmente espressione dell'elettorato contadino e rurale che più di recente ha teso a riqualificarsi più compiutamente come formazione liberale. Al Parlamento Europeo sta infatti con i liberali dell'Alde: assieme al partito di Puigdemont ma, curiosamente, anche ai Ciudadanos di Rivera, oggi la più duramente anti separatista tra le forze politiche spagnole. E' nell'Alde anche il partito di Charles Michel: primo ministro di quel Belgio in cui Puigdemont ha trovato rifugio. Una strana lite in famiglia, anche se Mikko Kärnä insiste che lui sul tema catalano agisce a titolo personale, senza che la sua posizione debba compromettere il partito.

 

Un'infanzia passata a cacciare e pascolare greggi nell'estremo nord, Mikko Kärnä racconta di aver ucciso la sua prima preda a 10 anni. Dopo aver lavorato come autista di carri funebri ed essere stato scartato per un problema al collo alla visita per diventare pilota da caccia è entrato nella Guardia di Frontiera, dove è arrivato al grado di capitano. Sindaco di un paesino di 2.000 abitanti al confine con Norvegia e Svezia, in Parlamento è stato eletto con una campagna “per i diritti del popolo sami” e “per una democrazia trasparente”, ma poi si è fatto notare anche fuori dai ristretti confini della politica finlandese sopratutto come il più sorprendente tra i pasdaran dell'indipendenza catalana. Lui ha proposto al Parlamento di Helsinki di riconoscere la repubblica catalana indipendente. Lui si è scontrato duramente con l'ambasciatore spagnolo, che gli aveva risposto: “d'accordo, ma se un giorno la Finlandia avrà un problema di sicurezza e avrà bisogno della solidarietà dei suoi alleati dell'Ue può andare a cercare solidarietà in Catalogna”. Lui, appunto, ha organizzato questo viaggio di Puigdemont: per dargli un'occasione di propagandare la sua posizione, anche se involontariamente ha forse contribuito al suo arresto.

 

Gli stessi indipendentisti catalani sono sorpresi da tanto fervore, e quando un giornale a loro vicino lo andò a intervistare non poté fare a meno di chiedergli: “Ma com'è che lei sta seguendo il caso così da vicino? Ha amici catalani? Conosce Barcellona?”. “In realtà non sono mai stato a Barcellona, ma sì, ho un paio di amici catalani”, ha ammesso. Lui, però, dice di vedere nella causa catalana soprattutto una prova di paragone per l'Unione europea. “Credo nell'Unione europea, credo nei valori dei diritti umani, della democrazia e del principio di sussidiarietà”, dice. “Sono rattristato per il silenzio dell'Ue. Sono orgoglioso del governo del mio paese, che ha avuto il coraggio di condannare la violenza che ha avuto luogo durante il referendum”. “Non è un affare interno della Spagna, è un affare interno dell'Ue”. Secondo lui, anche i sami avrebbero diritto a separarsi dalla Finlandia, se lo chiedessero per referendum. Nel frattempo, sulla sua pagina Twitter, ha fissato questo tweet: “Ora vedremo cosa #Germania fa col presidente @KRLS di #Catalogna. Se lo estradano in #Spagna, possiamo dire addio ai diritti umani e alla democrazia nella #UE”.

 

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