Elsa Artadi (foto LaPresse)

Chi è Elsa Artadi, possibile sostituta di Puigdemont in Catalogna

Eugenio Cau

41 anni, dottorato a Harvard e un periodo alla Bocconi, sarebbe il braccio operativo del governatore esiliato a Bruxelles

Roma. Poco più di due anni fa, nel gennaio del 2016, la Catalogna era nel pieno di una impasse politica. I partiti indipendentisti (allora era ancora lecito chiamarli autonomisti) avevano ottenuto la maggioranza alle elezioni locali di settembre dell’anno prima, ma non riuscivano ad accordarsi sul nome del nuovo governatore. Artur Mas, il governatore uscente, era squalificato per più di un motivo, ma quando ormai sembrava tutto perduto il suo partito, Junts pel Sí, tirò fuori dal cilindro il semisconosciuto sindaco di Girona, Carles Puidgemont, che fu presto insignito della carica. Con quella zazzera, Puigdemont non sembrava un pericolo per nessuno: sappiamo com’è andata a finire.

 

Passano poco più di due anni e la situazione è simile ma peggiore: l’impasse non è solo politica ma anche economica e istituzionale; Junts pel Sí ha cambiato nome in Junts pel Catalunya, e ancora una volta c’è un governatore uscente che vorrebbe tanto mantenere il potere ma non può (Puigdemont) e un papabile nuovo governatore tirato fuori dal cilindro con gran stupore di tutti: Elsa Artadi, giovane e bionda, consigliera economica di Puidgemont, dottorato a Harvard e passione per lo yoga.

 

 

Non è detto che la Artadi diventi presidente della Generalitat catalana: il piano A di Puidgemont è far salire al potere Puigdemont, e un’eventuale nomina della sua consigliera sarebbe, agli occhi del governatore deposto, nient’altro che un espediente per continuare a governare a distanza. Come già abbiamo scritto su queste colonne, i partiti indipendentisti catalani litigano su quanto potere formale o informale sarà concesso a Puigdemont nella prossima legislatura (lui vuole diventare presidente di un “Consiglio repubblicano” creato ad hoc per fornirgli una carica e continuare a comandare), e finché il nodo non sarà sciolto anche il destino della Artadi resta in bilico. Ma intanto lei ha visto in via ufficiale il presidente del Parlament Roger Torrent (vale a dire: l’uomo deputato a scegliere i nomi dei presidenziabili) e pare molto apprezzata dai tanti deputati stanchi del continuo tira e molla dell’esiliato brussellese.

 

Quarantuno anni, studi di Economia, dopo il dottorato a Harvard nel 2006 Artadi è stata membro del comitato scientifico della Banca mondiale a Casablanca, in Marocco, e ha insegnato per un periodo alla Bocconi di Milano e alla Universitat Pompeu Fabra di Barcellona. Nel 2011 l’economista Andreu Mas-Colell, allora ministro dell’Economia del governo catalano, la porta in politica. Inizialmente Artadi non è un’indipendentista intransigente, come non lo è il suo mentore Mas-Colell, ma mentre lui si allontana sempre di più dalle posizioni oltranziste del governo di Barcellona, lei le abbraccia in pieno. Artadi abbandona Mas-Colell e diventa collaboratrice di fiducia di Artur Mas; quando anche lui cade in disgrazia entra nel team Puigdemont.

 

Artadi, che fino a pochi mesi fa non era un personaggio pubblico, è diventata piuttosto conosciuta in Catalogna quando Puigdemont l’ha nominata direttrice della campagna elettorale di Junts pel Catalunya negli scorsi mesi. Il governatore deposto si fida di lei, e la vuole usare come tramite per preservare il suo potere se non sarà in grado di riottenerlo in prima persona. Su questo non ha ancora perso le speranze: giusto ieri Junts per Catalunya ha presentato una proposta di legge per consentire al suo leader di ottenere la carica di governatore a distanza, da Bruxelles, anche contro il volere dei tribunali spagnoli. Ma se questi tentativi non funzionassero, c’è sempre Artadi. Ora il problema è: l’economista dottorata a Harvard si lascerà usare dal governatore deposto, che all’università non è nemmeno riuscito a finire il corso di studi in Filologia catalana? 

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  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.