Donald Trump (foto LaPresse)

Dopo Bannon nuove rivelazioni. E ora Trump vuole fermare il libro di Wolff

Redazione

Escono altre anticipazioni di “Fire and Fury”. Gli avvocati del presidente: “Il giornalista sembra non citare fonti per molte delle sue dichiarazioni più dannose”

Donald Trump sarebbe rimasto “sconcertato” dalla sua vittoria elettorale, non avrebbe gradito la cerimonia inaugurale a Capitol Hill e avrebbe paura di abitare nella Casa Bianca. Il presidente americano avrebbe addirittura preferito perdere le elezioni perché la sconfitta avrebbe favorito la sua carriera senza imbrigliarlo nelle responsabilità del comando. Sono solo alcune delle rivelazioni contenute nel nuovo libro del giornalista Michael Wolff, “Fire and Fury: Inside the Trump White House”, in libreria dal 9 gennaio. Notizie che, seguendo le più elementari del marketing, vengono distillate con cura e offerte al pubblico per far crescere l'attesa dell'uscita. E aumentare le polemiche attorno al presidente americano.

 

La portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha definito il libro come “fuffa da tabloid”. Ma le anticipazioni hanno già causato uno scontro pubblico fra Trump e il suo ex stratega Steve Bannon. Quest'ultimo, infatti, avrebbe raccontato al giornalista la propria versione sugli incontri “eversivi” organizzati dal figlio di The Donald alla Trump Tower. E The Donald, per tutta risposta, lo ha accusato di aver perso la testa

 

Brani di “Fire and Fury” sono stati pubblicati dal Guardian, GQ e New York Magazine. A quanto pare, il libro contiene materiale che è stato definito “esplosivo”. Wolff rivela il punto di vista di Trump verso il mogòl dei media Rupert Murdoch (e viceversa) e suggerisce di poter sollevare il coperchio sulle segrete ambizioni presidenziali di Ivanka Trump.

Il giornalista, 64 anni, columnist di numerose riviste tra cui il New York Magazine, GQ e Vanity Fair, afferma di avere avuto colloqui con gli alti livelli dell’Amministrazione, conducendo oltre 200 interviste con Trump e il suo staff per 18 mesi. L'editorialista dice di aver ottenuto, poco dopo l'inaugurazione di The Donald il 20 gennaio 2017, “qualcosa come un posto semi-permanente su un divano nell'ala ovest” della Casa Bianca da dove ha avuto una visione ravvicinata dell'amministrazione nascente.

 

La Casa Bianca ovviamente ha detto che il libro è pieno di “resoconti falsi e fuorvianti” e gli avvocati di Trump stanno cercando di fermarne la pubblicazione. I legali sostengono che Wolff “sembra non citare fonti per molte delle sue dichiarazioni più dannose su Trump”. Anche alcuni autorevoli giornalisti americani consigliano di prendere con le molle ciò che scrive Wolff, che in passato ha dimostrato di non essere completamente affidabile. Maggie Haberman, rispettata corrispondente alla Casa Bianca, ha scritto su Twitter di aver trovato “molte cose vere e molte altre che non lo sono” nel volume. In Burn Rate, un racconto sulla bolla delle dot-com, molti lunghi dialoghi riportati da Wolff non sono stati ritenuti veri, perché come lui stesso ammise, era solito prendere solo appunti a mano. Eppure, secondo uno scoop è di Axios, stavolta il giornalista avrebbe preso delle precauzioni: molte delle conversazioni pubblicate in “Fire and fury” sarebbero state registrate. Decine di ore di dialoghi, fra cui quelli con Steve Bannon, che finora non ha smentito nessuna dichiarazione. “Anche se solo la metà di ciò che il libro contiene è vera - ha detto il redattore della Bbc Jon Sopel -, ne esce un ritratto schiacciante di un presidente paranoico e di una Casa Bianca caotica”. Per capirlo, forse, non c'era bisogno del libro di Wolff.

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