Angela Merkel (foto LaPresse)

Niente Giamaica per Berlino. E ora che farà Merkel?

Giovanni Battistuzzi

Le trattative per la creazione della cosiddetta Jamaika-Koalition sono sfumate nella notte dopo l'abbandono del leader Fdp Christian Lindner. Ora sono tre le soluzioni possibili

Per la Sueddeutsche Zeitung la situazione delle trattative per la creazione del nuovo governo tedesco nella mattinata di domenica era compromessa ma non impossibile. La cosiddetta Jamaika-Koalition, cancelleria e guida Cdu e maggioranza composta dall'unione dei democratici cristiani, dai Verdi e dal partito liberale del Fdp, è però definitivamente sfumata nella notte. Nessun accordo e accantonamento immediato di ogni ulteriore trattativa per mettere in pratica quell'idea di "una Germania d'indirizzo liberale e, allo stesso tempo, attenta ai problemi sociali e ambientali", così come lo aveva definita il leader liberale Christian Lindner.

 

E' stato proprio l'Fdp a lasciare i negoziati verso la mezzanotte e a far cadere così l'unica possibilità di una coalizione di governo a Berlino dopo il diniego del partito socialista a proseguire l'alleanza con la Cdu che aveva contraddistinto sia il primo sia il terzo governo Merkel. L'alternativa era così rimasta quella di unire Verdi e liberali, un progetto difficile, ma non impossibile soprattutto se fatta nel nome del bene comune della Germania, quello che nei decenni scorsi aveva tenuto assieme centristi e socialisti, e del comune interesse di frenare l'avanzata dei populisti di destra dell'Alternative für Deutschland.

 

E così per Lindner "è meglio non governare che governare male", meglio andarsene e interrompere ogni trattativa piuttosto che "continuare a non trovare punti di incontro", lasciando quindi tutto nelle mani del presidente federale Frank-Walter Steinmeier (Spd). Toccherà a lui sondare il terreno nel suo partito di riferimento, capire se le dichiarazioni del vice segretario socialista, Ralf Stegner, siano veramente definitive: "La posizione dell'Spd non è cambiata. Non abbiamo alcuna intenzione di intavolare una trattativa per una riedizione della Große Koalition". Il crollo al 20,5 per cento alla ultime elezioni infatti è stato letto dal segretario Martin Schultz come la bocciatura definitiva dei socialisti come partito di coalizione.

 

Ora tre sono le soluzioni possibili: o il ripensamento socialista, o il governo di minoranza Cdu, oppure nuove elezioni. Delle tre, la prima sarebbe quella ideale per gestire il paese nell'immediato, quello che chiede gran parte della stampa tedesca, sorpresa e, a volte allibita, da quella che Stefan Braun sulla Sueddeutsche Zeitung sintetizza con "l'incapacità di affrontare i problemi che invece possono essere risolti", ossia quello di trovare un accordo per il bene del paese.

 

Delle tre però l'ultima sembrerebbe l'unica percorribile. Perché Merkel sa che un governo di minoranza la metterebbe al centro di un tiro incrociato che le imporrebbe un cambiamento radicale del progetto politico che aveva in mente ed esporrebbe ancor di più il suo alleato principale, Horst Lorenz Seehofer, leader della Csu ed attuale primo ministro bavarese, alle critiche. In Baviera infatti parte della Csu continua a chiedere il ritiro di Seehofer a favore del ministro delle finanze Markus Söder dopo il calo nelle ultime votazioni, e un governo di minoranza avallato dai centristi bavaresi potrebbe acuire le problematiche interne.

 

Restano le votazioni anticipate. Ma serve comunque un Cancelliere. Il presidente federale dovrebbe prima trovare qualcuno da sistemare nella Cancelleria – e quesi sicuramente non sarà Angela Merkel –, farlo eleggere dal parlamento con una maggioranza relativa, per poi sciogliere il Bundestag. Qualcosa che non è mai accaduto e che nessuno pensava potesse accadere. Eppure è successo. E potrebbe non essere un male per Angela Merkel.

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