Sibeth Ndiaye

Di Scaramucci ce n'è uno solo, ma anche la francese Sibeth ha i suoi dolori

Francesco Maselli

Anche l’équipe del presidente francese Emmanuel Macron ha i suoi tormenti

Roma. Occuparsi della comunicazione dei presidenti è diventato un mestiere complicatissimo, scomodo si direbbe se il termine non fosse stato scippato da ben altre comodità. Di Anthony Scaramucci ce n'è uno solo, certo, quello che è riuscito a dire lui ai giornalisti, giocando male quella che dovrebbe essere l'arte dell'on-off the record, resta ineguagliato. Ma anche l’équipe del presidente francese Emmanuel Macron ha i suoi tormenti. Secondo il settimanale satirico Le Canard Enchainé, ormai diventato un generatore inarrivabile di scoop su tutti gli scandali della V Repubblica, la potentissima responsabile della comunicazione di Macron, Sibeth Ndiaye, avrebbe confermato a un giornalista la morte di Simone Veil con un sms piuttosto inelegante: "Yes, la meuf est dead”, “ sì, la ragazza è morta”.

 

Il linguaggio è tipico dei giovani “startuppeur” che hanno dato vita al comitato di Emmanuel Macron: un misto di inglese e verlan (il linguaggio parigino che inverte il suono delle sillabe, dove femme diventa meuf, noir diventa renoi e così via). La frase in sé non è così grave, meuf in genere è usato per indicare una ragazza e non ha necessariamente una chiave dispregiativa, per quanto di sicuro irrispettosa nei confronti di una signora di novant’anni. Allo stesso tempo il modo in cui l’espressione è arrivata alla stampa racconta qualcosa dei rapporti interni all’équipe dell’Eliseo. Secondo il settimanale satirico in molti non sopportano il protagonismo della Ndiaye, e quindi il messaggino è stato fatto filtrare volutamente: “Alcune persone vicine a Macron si sono divertite a far circolare l’sms tra i giornalisti” scrive l’Obs; difficile passasse inosservato. I malumori sono stati raccontati al Canard da una persona del cerchio ristretto macronista: “Sibeth ha preso l’abitudine di chiamare le redazioni per commentare gli articoli, ma la campagna è finita ed è cominciata una nuova era. Non siamo più una banda che distrugge tutto quello che gli si para davanti”.

 

Sconosciuta al grande pubblico fino al documentario "Dans les coulisses d'une victoire", un film di un’ora e mezza che ha raccontato il dietro le quinte della campagna elettorale di Macron, Sibeth Ndiaye è ormai un volto noto della politica francese. Nata in Senegal, ha lavorato come consigliere dei socialisti Arnaud Montebourg e Claude Bartolone prima di raggiungere Macron al ministero dell’Economia e seguirlo fino all’Eliseo. Lei, naturalmente, smentisce le rivelazioni: “L’sms è totalmente falso. Oltretutto non è il solo errore: persino l’ortografia del mio cognome non è esatta”, ha detto alla televisione LCI. Ma restano i leaks, le faide interne, e questo lavoro complicato di gestire la comunicazione dei nuovi presidenti.