La Brexit spiegata da chi la sta negoziando

David Carretta

Robin Walker, membro del team inglese e vice di David Davis, ci dice quali sono gli obiettivi e quanto è asimmetrico il negoziato

Bruxelles. Nello scenario di un non-accordo sulla Brexit “sarebbe nell’interesse del Regno Unito fornire rassicurazioni” ai cittadini europei: continueranno a essere i benvenuti anche dopo l’uscita britannica dall’Unione europea. A parlare è Robin Walker, uno dei vice di David Davis al ministero della Brexit, nel momento in cui il governo di Theresa May cerca di affinare la sua posizione negoziale prima del primo (vero) round con il caponegoziatore europeo, Michel Barnier, previsto per il 17 luglio. L’“hard brexiteer” Davis continua a battibeccare con il cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, che spera di riuscire a rendere la Brexit un po’ più soft per non danneggiare economia e standard di vita, mentre May appare incapace di riprendere il timone negoziale: è ostaggio di entrambi i campi, oltre che degli unionisti nordirlandesi. Walker, che nella campagna sul referendum dello scorso anno si era schierato per il “remain” e ha il volto dolce e i modi educati di chi ha studiato Storia a Oxford, dovrebbe fare da doppio ponte: tra Davis e Hammond, ma anche tra Londra e i più inflessibili tra gli europei, come i deputati dell’Europarlamento che non perdono occasione per chiedere sempre di più in virtù del loro diritto di veto su un accordo Brexit.

 

Le elezioni e la fragilità di May non porteranno a cambiamenti della posizione negoziale del Regno Unito, dice al Foglio Walker. “L’85 per cento dei deputati britannici è stato eletto su un manifesto che si impegnava a sostenere l’esito del referendum”, spiega Walker: “I due principali partiti, Tory e Labour, hanno detto chiaramente che questo significa uscire dall’Ue, uscire dal mercato interno e uscire dall’unione doganale”. Certo, “c’è un grande dibattito nel Labour in questi giorni”, ma alla fine l’approccio del governo sarà quello del Libro bianco di May con tutte le sue linee rosse. Una su tutte: “Non possiamo accettare la giurisdizione della Corte europea di giustizia”, avverte Walker. Peccato che la grande impalcatura della forza negoziale britannica cada all’ultima domanda dell’intervista (realizzata con altri giornali europei): “Credo che sarebbe nell’interesse del Regno Unito fornire rassicurazioni” ai cittadini europei anche in caso di mancato accordo.

 

Con quella frase in sostanza Walker ammette che questo negoziato sulla Brexit è asimmetrico. L’Ue è in posizione di forza perché il Regno Unito non può permettersi di premere il bottone il 30 marzo 2019 e decretare l’espulsione di 3,2 milioni di cittadini europei. Gli immigrati tanto vituperati durante la campagna del referendum sono una componente essenziale dell’economia britannica, pagano le tasse e contribuiscono al welfare più di quanto costino. Londra si svuoterebbe di alcuni dei talenti migliori, che sia nell’arte della finanza o in quella dell’idraulica. Se dovesse esserci un grande esodo – alcuni ricordano lo scambio di popolazione tra India e Pakistan dopo la spartizione – chi ha più da rimetterci è il Regno Unito. In fondo, i britannici che vivono in Spagna o Francia sono per lo più pensionati, spendono poco e costano in termini di Sanità. Ma quel che vale per i cittadini europei, vale anche per il resto: banche, imprese, agricoltori. “Un no deal sarebbe dannoso per l’Ue, ma sarebbe catastrofico per il Regno Unito”, spiega al Foglio una fonte comunitaria. Anche il governo May ne è consapevole. Il Great Repeal Bill – il progetto di legge sulla “grande rimozione” – in realtà è “una legislazione di continuità per assicurarsi di scrivere nella legge britannica la legge europea” e che “abbiamo le stesse regole e gli stessi diritti” di chi è nell’Ue, spiega Walker. Certo, rimangono le linee rosse e sui diritti dei cittadini ce ne sono altre due oltre alla giurisdizione della Corte: gli europei non dovranno beneficiare di più diritti dei britannici e serve una data limite per evitare una corsa verso il Regno Unito, dice Walker. Ma il negoziato è asimmetrico, già si capisce che le linee rosse possono diventare rosa.

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