Jeremy Corbyn sul palco di Glastonbury (foto LaPresse)

La May s'è fatta scippare da Corbyn i ragazzi della middle class

Stefano Basilico

Il festival dai toni rivoluzionari altro non è che una rappresentazione della classe media britannica, quella che i laburisti devono conquistare per poter vincere le elezioni

York. Non c’è evento musicale più iconico del festival britannico di Glastonbury, che si tiene in una fangosa fattoria del Somerset al solstizio d’estate. Nell’ambito della kermesse, non c’è palco più importante del Pyramid stage, che segna l’apice della carriera di molti artisti, e che sabato scorso ha ospitato un’inattesa rockstar: Jeremy Corbyn. Il leader laburista giocava in casa, data la natura parecchio di sinistra del festival, con forti connotazioni anti-nucleari, terzomondiste e ambientaliste. Il successo di Corbyn a Glastonbury si fiutava giorni prima del suo arrivo. I giovani in coda all’ingresso scandivano il coro “Oh, Jeremy Corbyn” sulle note di “Seven Nation Army”, una nenia ripetuta senza sosta, persino nei pochi momenti in cui Dave Grohl, frontman dei Foo Fighters, si prendeva una rara pausa dal suo intenso live. Il leader laburista è stato presentato sul palco direttamente da Micheal Eavis, il leggendario allevatore che dal 1970 organizza la kermesse, prima della performance della rap band Run The Jewels, già vicina a Bernie Sanders. Il discorso di Corbyn è stato un grande classico del suo repertorio: pace, ambientalismo, uguaglianza mischiati ad attacchi a Donald Trump e al governo. Quello che sorprende è la reazione della folla, in delirio. Durante la campagna elettorale Corbyn aveva già riempito piazze con moltitudini adoranti ed entusiaste, e pare essere riuscito nello scopo della sua ultima comparsata: diventare ancora più mainstream.

 

Il festival dai toni rivoluzionari altro non è che una rappresentazione della classe media britannica, quella che i laburisti devono conquistare per poter vincere le elezioni. Tra la gioventù presente, senz’altro pochi provenivano dalle case popolari. Tra street food vegano, stivali Hunter, look curati e un costo del biglietto (243 sterline) proibitivo, è la middle class ad accalcarsi sotto il palco. La stessa classe sociale che ha guardato il festival, e dunque Corbyn, in diretta sulla Bbc, comodamente da casa. E’ un elettorato smarrito cui i Tory non riescono più a rivolgersi, in particolare ai giovani, gli sconfitti di una battaglia generazionale che non possono vincere per puri motivi demografici. Quando gli anziani hanno case di proprietà, pensioni intoccabili e sussidi per il riscaldamento, mentre le nuove generazioni si barcamenano tra affitti e lavoretti sottopagati, con il debito delle tasse universitarie accumulate sul groppone, le sirene socialiste e redistributive fanno comprensibili proseliti. Quando sei fuori dall’establishment, chi può rappresentarti meglio di un politico che ha costruito un’intera carriera sulla battaglia contro le élite?

 

Tra i maggiori insuccessi di Theresa May c’è stato quello di non proseguire nella via tracciata da David Cameron nel cambiare l’immagine del partito conservatore, che è tornato a essere il “nasty party”. Il primo ministro, ora schiacciato tra i negoziati con i nordirlandesi e quelli con l’Ue, con il suo “socialismo tory” non è riuscita a offrire un’alternativa di governo alla sinistra, scimmiottandola quando avrebbe dovuto imporre l’agenda della campagna elettorale. Corbyn riesce a intercettare il malcontento dei più giovani, mentre May fatica a spiegare un concetto banale: che un aumento del debito pubblico sarebbe un peso sulle spalle delle nuove generazioni. I conservatori hanno abbandonato il loro unico punto cardine che può far presa sui millennials: la libertà. Gli hanno preferito il securitarismo, uno statalismo condizionato dalla Brexit, l’antieuropeismo e la difesa delle rendite di posizione. Corbyn, che pure è parte dell’establishment da una vita, ha saputo intercettare la voglia di cambiamento, diventandone il maggiore interprete. Quale ambientazione migliore del festival nella fattoria vicina all’antica Avalon, dove si sogna un mondo utopico senza disuguaglianze e pieno di donchisciottesche pale eoliche, per lo show del leader laburista? Se il Regno Unito fosse Glastonbury, Corbyn sarebbe già primo ministro, ma non è così.

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