Theresa May (foto LaPresse)

Un altro guaio per la May

Redazione

Londra non convince (ancora) Bruxelles sui diritti dei cittadini

Pur di dimostrare di avere ancora qualche muscolo sovranista, Theresa May ha formalizzato una proposta sui diritti post Brexit dei cittadini europei residenti nel Regno Unito che rischia di metterla in rotta di collisione con l’Ue. Questo primo capitolo dei negoziati sulla Brexit è considerato il banco di prova della capacità di arrivare a un divorzio consensuale. Coinvolge quasi 5 milioni di persone – 3,6 milioni di europei che vivono oltre Manica e 1,2 di britannici sul continente – che con un “no deal” potrebbero ritrovarsi protagonisti di un enorme esodo intraeuropeo. “Vogliamo che restiate”, ha rassicurato May. “Cittadini first” è lo slogan del capo negoziatore dell’Ue Barnier. Londra garantisce la possibilità di ottenere la residenza permanente e di beneficiare di gran parte dei diritti dei cittadini britannici a chi è entrato prima della Brexit e ha soggiornato per cinque anni. Come gesto di buona volontà, c’è anche un “periodo di grazia” di due anni per i casi ambigui. Ma, così com’è, la proposta non è sufficiente per l’Ue. Alcuni dettagli – come le procedure di registrazione o il reddito minimo per far arrivare un coniuge – non piacciono, ma possono essere negoziati. Quel che è inaccettabile per Barnier è il rifiuto di sottoporsi alla giurisdizione della Corte di giustizia dell’Ue, che serve a May per tenere buoni i brexiteers. Come dimostra l’accordo di ieri con il Dup nordirlandese, May è troppo debole sul piano interno per fare le concessioni necessarie a un accordo sulla Brexit. La questione della Corte di giustizia è dirimente: gli europei vogliono che sia competente su tutto l’accordo Brexit e su quello post Brexit, limitando la sovranità britannica. Molto presto May sarà costretta a una scelta che rischia di farle perdere il (già vacillante) posto.

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