Emmanuel Macron (foto LaPresse)

Rassegnatevi, destra e sinistra in Europa non esistono più

Tommaso Alberini

Su Politico Europe, Matthew Karnitsching ripercorre la genesi dell'unico centrosinistra che oggi ha ancora senso di esistere: quello che sposa i valori del capitalismo

Secondo Matthew Karnitsching, capo corrispondente dall’Europa di Politico Europe, se lo scorso decennio si è caratterizzato per l'instabilità economica, il prossimo sarà dominato da quella politica. Karnitsching parte dalla presentazione a Berlino del nuovo libro di Sigmar Gabriel, ex leader dei socialdemocratici tedeschi e attuale ministro degli Esteri della Germania. All'evento ha partecipato anche Jean-Claude Juncker, democristiano e presidente della Commissione Ue, che ha apprezzato il libro di Gabriel, una raccolta di idee su come dare vita a una globalizzazione più giusta ed equa per tutti (Junker l'ha definita una "lettura utile"). Gabriel e Juncker, rappresentati di due mondi politici distantissimi l'uno dall'altro, sono la metafora da cui Karnitsching fa partire una riflessione su come siano cambiate le appartenenze politiche in Europa.

 

“L’allegro cameratismo tra i due eurofili non sarebbe degno di nota se non fosse per un dettaglio: appartengono, in teoria, ai due poli opposti dello spettro politico – scrive Karnitsching – Se si fosse indetta una gara tra i due uomini, sarebbe stata su chi faceva più complimenti all’altro. Questa esibita simpatia reciproca mostra quanto le tradizionali convinzioni politiche siano oggi in discussione”.

 

 

 

La sua teoria di fondo è che dopo il trauma delle due guerre mondiali, la sinistra e la destra offrivano agli europei un orientamento facile e un senso di identità e di stabilità che gli elettori cercavano ardentemente. “Ormai le differenze tra i due blocchi principali del Continente sono poche, sono ridotte ai loro colori ufficiali e poco più. La tradizionale fedeltà del centrodestra nei confronti delle autorità religiose ha la stessa influenza sul suo pensiero e sulla sua strategia che i sindacati hanno sul centrosinistra: non molta”.

Secondo Karnitsching, la vera causa del cambiamento ideologico avvenuto in Europa sono la prosperità e il benessere che si sono diffusi nella seconda metà del Novecento. Man mano che l’Europa diventava più ricca, le differenze tra colletti bianchi e colletti blu si affievoliva e di conseguenza le esigenze dei blocchi sociali e le soluzioni dei partiti da essi rappresentati diventavano più ibride e meno definite.

 

“Lo spostamento al centro dello spettro politico si ebbe negli anni Novanta, dopo la caduta del muro di Berlino. L’aumento delle ricchezze in Europa andò di pari passo con la liberalizzazione dei costumi sociali ed economici. Le attitudini rigide della Guerra fredda persero il loro fascino, ammorbidendosi in parallelo con la minaccia di annichilimento nucleare”, scrive Karnitsching.

 

È così che è nata la “Terza Via” di Tony Blair, sposata dal tedesco Gerhard Schroeder e da tutti i leader post-socialisti del vecchio continente. In questo modo si è generata una progressiva alienazione dell’elettorato della sinistra più tradizionale – le classi operaie – che oggi votano in massa per i partiti populisti come il Front National in Francia o il Partito della libertà in Olanda.

 

 

“La confusione delle divisioni politiche va ben al di là del centro dello spettro. Se da un lato, oggi, tra i frequentatori di Davos va di moda dire che le tradizionali divisioni tra destra e sinistra sono state soppiantate da quella tra ‘aperto e chiuso’, tra liberalismo e protezionismo, la realtà è ben più complessa. Su questioni complicate come la globalizzazione, l’immigrazione e l’identità nazionale, i politici di tutte le estrazioni a volte cavalcano parte della nuova divisione, ma raramente l’abbracciano in toto. Prevalere in questo bazar di idee richiede di abbandonare un’ideologia fissa ed essere flessibili”.

 

Parte del problema, secondo l’analisi pubblicata su Politico, è che nella nuova economia globale gli stati sono in competizione tra loro su scala mondiale e i governi hanno perso parte del proprio potere sovrano su questioni come la tassazione delle aziende, la tutela dell’ambiente e a volte anche l’amministrazione della giustizia.

 

“In questo contesto, l’unica vera scelta che hanno gli elettori è tra partiti che vogliono preservare la democrazia e i loro oppositori: i partiti populisti”. La sfida per l’Europa, conclude Karnitsching, è riuscire a offrire agli elettori una scelta che sia meglio definita e più chiara e sopratutto più convincente, in modo che possano riacquistare fiducia nella democrazia.