Il primo ministro indiano e leader del Bhartiya Janta Party (BJP) Narendra Modi durante la campagna elettorale per le elezioni del 2017 a Varanasi (foto LaPresse)

L'incantesimo di Modi

Redazione

Nonostante le politiche controverse, il premier indiano vince ancora

Narendra Modi, primo ministro indiano, nel fine settimana ha ottenuto una vittoria schiacciante e sorprendente alle elezioni locali nel più popoloso e importante stato dell’India, l’Uttar Pradesh, e ha dato indicazioni al suo popolo e agli analisti stranieri su come, almeno per ora, nessuno scandalo o controversia interna siano riusciti a scalfire la sua popolarità. Il Bharatiya Janata party, partito di Modi, ha ottenuto al Parlamento locale 311 seggi su 403 (ne aveva 42 nella legislatura uscente), lasciando la coalizione guidata dal Partito del Congresso ad appena 54 seggi. È una vittoria a suo modo storica, e un segnale del fatto che in India ancora non esiste antidoto all’incantesimo di Modi. Sembrava che il premier avesse fatto di tutto per inimicarsi il favore popolare, dapprima implementando con lentezza esasperante riforme economiche ancora in gran parte non arrivate, poi fallendo nel contenere gli estremismi interni al suo partito nazionalista indù, che hanno portato a violenze contro i musulmani, e infine con la misura contestatissima, applicata a inizio anno, di ritirare improvvisamente dalla circolazione l’86 per cento delle banconote – apparentemente per contrastare i grandi evasori, ma con il risultato di colpire poveri e piccoli risparmiatori. Niente di tutto questo lo ha scalfito: le aree musulmane hanno votato a gran maggioranza per il Bjp, esattamente come le aree più colpite dalla demonetizzazione. Anche a causa dell’assenza di un’opposizione credibile, nella più grande democrazia del mondo c’è un leader che sa ancora maneggiare la grammatica della popolarità. L’uomo è controverso e ha ancora molto da dimostrare benché si trovi già a metà mandato. Ma bisogna prendere nota della vittoria di questi giorni.

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