I tre “piani B” della destra francese per rimpiazzare Fillon

Mauro Zanon

Il vortice giudiziario sul candidato dei Républicains pare inarrestabile. La freddezza degli elettori e i nomi dei possibili sostituti

Parigi. E’ il maggio del 2007. Nicolas Sarkozy è stato appena eletto presidente della Repubblica, c’è profumo di ouverture liberale all’Eliseo, e a Matignon è stato nominato primo ministro François Fillon. Si sa tutto di Cécilia Sarkozy, quasi nulla invece di Penelope Fillon, la discreta moglie gallese del gollista di Le Mans. Fino a quando non arrivano i giornalisti del Sunday Telegraph, che riescono a strapparle un’intervista e filmano tutto, anche nel momento in cui pronuncia questa frase: “Non sono mai stata la sua assistente e non mi sono mai occupata della sua comunicazione”. Su France 2, durante la trasmissione Envoyé Spécial, è andato in scena l’atto forse finale della parabola di Fillon candidato alla presidenza di Francia, con la diffusione degli estratti video che mostrano Penelope contraddire la tesi secondo cui avrebbe lavorato accanto a lui come assistente parlamentare. Una frase, anticipata nel pomeriggio da un’indiscrezione del Figaro, che avvalora le accuse del settimanale Canard Enchaîné sul falso impiego di Penelope e fa precipitare le speranze del candidato dei Républicains (Lr) di sostituire François Hollande alle elezioni previste per il 23 aprile con il secondo turno il 7 maggio. La giustizia francese, ieri, ha esteso l’inchiesta anche ai due figli, Marie e Charles, accusati dal Canard di essere stati pagati come assistenti parlamentari, dal 2005 al 2007, ricevendo un compenso di 84 mila euro. Non si ferma più il vortice giudiziario che sta travolgendo l’ex favorito delle presidenziali francesi, gli attacchi arrivano da tutte le parti, dal Canard, da Mediapart e anche dal Monde che ha rilanciato mercoledì i sospetti sulle opache attività della sua società di consulenza, la 2F, senza contare che sono sempre di meno i membri del suo partito a credere in una rapida archiviazione della procura.

 

In caduta libera nei sondaggi che danno il presidente di En Marche!, Emmanuel Macron, e la leader del Front national, Marine Le Pen, duellanti per l’Eliseo al secondo turno, Fillon ha assicurato di voler “andare fino in fondo”, ha chiesto alla sua cerchia di fedelissimi di “resistere ancora quindici giorni”, perché è “un golpe istituzionale della gauche”, e i francesi se ne renderanno conto. Una rilevazione pubblicata ieri da Harris Interactive mostra tuttavia che i francesi sembrano poco disposti ad attendere due settimane e neppure gli elettori neogollisti credono più tanto nell’innocenza di Fillon. Per questo spingono per l’attuazione imminente di un piano B, per il cambio del cavallo in sella ai Républicains. I militanti Lr vorrebbero Alain Juppé, attuale sindaco di Bordeaux, al posto di Fillon, ma l’interessato ha respinto l’invito: non vuole essere “il piano B di nessuno”.

 

Il secondo in cima alle simpatie degli elettori neogollisti è Sarkozy, ma un sua rentrée è per ora da escludere. Salgono le quotazioni di François Baroin, ex ministro del Tesoro poi dell’Economia sotto la presidenza Sarkozy, al terzo posto, secondo il sondaggio Harris Interactive. Baroin, presidente dell’Associazione dei sindaci di Francia e pupillo di Chirac ai tempi in cui era il suo portavoce (presidenziali del 1995), è il più attrattivo della nuova generazione dei Républicains, davanti a Laurent Wauquiez, vicepresidente Lr, e Xavier Bertrand, ex ministro del Lavoro, anch’essi inseriti nella lista dei possibili sostituti in caso di abdicazione di Fillon. Il Parisien ha rivelato che i domini Baroin2017.fr, Wauquiez2017.fr, Bertrand2017.fr sono appena stati creati. Mercoledì, Georges Fenech, deputato Lr, chiedendo ai vertici del partito di convocare un consiglio straordinario per trovare un altro candidato, ha dichiarato: “Oggi siamo come l’orchestra del Titanic: stiamo affondando”. 

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