Il vincitore delle premiare del Ps francese Benoît Hamon (Foto LaPresse)

L'irresistibile populista di sinistra

Redazione

Con Hamon in Francia, la radicalizzazione diventa diktat in Europa

Scegliendo Benoît Hamon come candidato all’Eliseo, il Partito socialista francese ha perso una doppia occasione: quella di poter ancora sperare di arrivare al secondo turno delle presidenziali e, soprattutto, quella di posizionarsi al centro e non combattere il populismo con altro populismo. Quasi il 60 per cento dei simpatizzanti socialisti ha bocciato l’ex premier moderato Valls premiando Hamon, volto fresco della “gauche che fa sognare”, ma che rischia di trasformarsi in un incubo politico ed elettorale.

 

Con le sue proposte (dalle 32 ore di lavoro settimanali al reddito universale di 750 euro al mese) e con l’idea di allearsi a Jean-Luc Mélenchon, Hamon incarna non solo il vecchio Ps incapace di accettare capitalismo e mercato, ma anche una sinistra europea che cerca la salvezza in un presente demagogico-populista. Sempre più partiti socialisti in Europa si sono convinti che, per evitare di fare la fine del Pasok greco, sia necessario perseguire il modello Syriza. Corbyn alla testa del Labour britannico, Sánchez durante il suo mandato di segretario del Psoe spagnolo o la stella nascente del socialismo vallone Magnette si presentano come novelli Tsipras pronti a ribellarsi contro l’establishment, l’austerità o l’accordo commerciale con il Canada.

 

La radicalizzazione ha contagiato i socialisti all’Europarlamento, dove il loro leader Gianni Pittella ha deciso di abbandonare la grande coalizione con il Ppe per meglio lottare contro il “turbocapitalismo”. Ma le sorti elettorali non sono ancora state rassicuranti, e con il populista Hamon il Ps francese è destinato a farsi cannibalizzare dalla ancor più populista Marine Le Pen.

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