François Fillon (foto LaPresse)

Fillon, il terzo uomo

Mauro Zanon

Il candidato riporta la destra francese alla sua natura tradizionale, ci dice un politologo. La questione islam

Parigi. Per Nicolas Beytout, direttore dell’Opinion, François Fillon non può ancora dirsi certo di essere il candidato della destra repubblicana alle presidenziali del 2017, ma l’ex primo ministro, con il risultato ottenuto domenica al primo turno delle primarie dei Républicains (44,1 per cento), “ha già firmato uno degli episodi più spettacolari della vita elettorale francese”. E non è una sorpresa la vittoria del gollista mite e pettinato, che ha lasciato alle spalle il favorito dei sondaggi Alain Juppé (28,2) e ha eliminato al primo turno quel Nicolas Sarkozy (21) che lo chiamava “Mr. Nobody” quando era il suo delfino, bensì “un capolavoro di mobilitazione, frutto di un lavoro profondo, sul campo e sul programma, iniziato a bassa voce tre anni fa e rivelatosi magistralmente tre settimane fa”.

Anche per Frédéric Saint-Clair, politologo, consigliere di Dominique de Villepin e autore del saggio bestseller “La réfondation de la droite” (Salvator), la vittoria di Fillon non era imprevedibile come la maggior parte degli osservatori francesi continua a ripetere. “La sola sorpresa è rappresentata dalla percentuale di voti che Fillon ha ricevuto in questo primo turno”, dice al Foglio Saint-Clair. “Nessuno poteva immaginare che potesse raggiungere il 44 per cento. Ma a livello di tendenza, tra il primo e il terzo dibattito, si sentiva che qualcosa stava cambiando in favore dell’ex primo ministro. Il termometro dei media ha intercettato troppo tardi questa tendenza, gli esperti si sono sbagliati sulla sociologia del voto, nonostante l’opinione pubblica stesse dando segnali importanti, confermati dall’ultimo sondaggio alla vigilia delle primarie che dava Fillon al 30 per cento davanti a Juppé e a Sarkozy”, spiega Saint-Clair.

 

Secondo il politologo, il vincitore del primo turno delle primarie, “rappresenta oggi l’‘idealtipo’ della destra francese, per riprendere il termine coniato dal sociologo Max Weber”. Alain Juppé “puntava a intercettare il voto della destra moderata che flirta con il centro; Nicolas Sarkozy, invece, una destra più dura con posizioni affini all’estrema destra: tra i due, François Fillon è stato percepito come la sintesi dall’elettorato neogollista, come il puro rappresentante della destra tradizionale. L’autorità mostrata in queste ultime settimane di campagna assieme alla moderazione, sia nei discorsi sia nei comportamenti, sono state premiate dai simpatizzanti dei Républicains, che hanno visto in lui l’incontro di ciò che più apprezzavano di Sarkozy e ciò che preferivano di Alain Juppé”, dice Saint-Clair. Secondo quest’ultimo, il portamento solenne e la capacità di esprimersi in maniera intellegibile a tutti hanno anch’essi giocato a favore del “troisième homme” di queste primarie, che dopo aver incassato l’endorsement di Sarkozy e di Bruno Le Maire, quarto classificato al primo turno di domenica, aspetta soltanto il prossimo 27 novembre per poter poi dedicarsi unicamente alla corsa per l’Eliseo. A oggi, lo scenario più credibile in vista del secondo turno delle presidenziali è Fillon contro Marine Le Pen. Uno scenario che in casa Front national non era stato previsto e che appare come “il peggiore possibile”, secondo quanto confessato a bassa voce da alcuni frontisti. “Quando ascolto Fillon, penso che non ci sia nessun altro migliore di lui”, sussurrava qualche giorno fa un esponente di spicco del Fn.

 

Con il suo cocktail di liberalismo thatcheriano e di conservatorismo sulle questioni di società, come sottolineato dal Monde, Fillon potrebbe “perturbare il gioco” del Fn all’orizzonte 2017. Forte del sostegno di Sens Commun, una delle emanazioni politiche della Manif pour tous, e difensore di una politica estera filorussa, Fillon potrebbe riuscire a intercettare quella “droite hors les murs”, la destra identitaria, che il Fn fatica a includere tra i suoi sostenitori, da quando Florian Philippot, vicepresidente e capofila dell’ala progressista, ha preso il controllo del partito. “Fillon, è lo scenario più difficile per Marine. Era meglio Juppé, che è più caricaturale”, ha detto al Monde un frontista del sud. Alle posizioni conservatrici sulle questioni di società e alla politica estera multipolare, si aggiunge la sua linea dura contro l’immigrazione e l’islam politico: due temi che non lasceranno indifferenti gli elettori potenziali del Fn. Sull’islam, Fillon ha da poco pubblicato “Vaincre le totalitarisme islamique”, libro virulento contro le derive dell’islam, con il quale, ha detto, “la Francia ha un problema”, e contro i gendarmi del politicamente corretto, che per il terrore di essere tacciati di “islamofobia” rifiutano ogni dibattito sulla religione maomettana. Per Frédéric Saint-Clair, è troppo presto per dire se Fillon potrà essere il candidato della “rifondazione della destra”, “ma è sicuramente sulla buona strada”. “Ha capito – conclude – che per rifondare la destra bisogna partire dalle nozioni fondamentali: il liberalismo, il conservatorismo e il cristianesimo”. 

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