Alexander Van Der Bellen, nuovo presidente dell'Austria (LaPresse)

In Austria vince Van der Bellen, sconfitta la destra radicale

Redazione
Il candidato indipendente sostenuto dai Verdi è il nuovo presidente. Decisivi i voti per posta. Il rivale di estrema destra Norbert Hofer è stato battuto per un pugno di voti.

Articolo aggiornato lunedì 23 maggio alle 17:28

 

Il candidato indipendente Alexander Van Der Bellen, sostenuto dai Verdi, è il nuovo presidente dell'Austria. Dopo un ballottaggio combattuto voto su voto, il rivale dell'estrema destra, Norbert Hofer, è stato sconfitto per un pugno di voti, 50,3 per cento contro il 49,7 per cento. Solo ieri sera, stando alle proiezioni diffuse dalla televisione di stato Orf, Hofer era dato in testa, 51,9 per cento contro il 48,1 per cento di Van Der Bellen. Decisivi si sono rivelati i voti per posta contati oggi, circa 775 mila schede, il 12 per cento degli aventi diritto in Austria, che hanno ribaltato di poco l'esito elettorale. L’affluenza è stata del 72,8 per cento, di quattro punti superiore al primo turno del 24 aprile.

 

Van Der Bellen, di origini olandesi, è nato nel 1944 a Vienna. I genitori si erano trasferiti in Austria dopo aver abbandonato l'Estonia per fuggire dall'avanzata dei sovietici. Da discendente di emigrati, il nuovo presidente austriaco ha sostenuto una politica della porta aperta, pronta all'accoglienza: "Sono figlio di rifugiati. Non vi aspetterete che vi dica che i miei genitori dovevano essere respinti", ha detto in un'intervista dello scorso aprile per spiegare perché si opponeva al respingimento dei migranti. Un internazionalista e convinto europeista, Van Der Bellen si unì al Partito socialdemocratico negli anni Settanta per poi spostarsi nel gruppo dei Verdi negli anni Ottanta.

 

Personaggio ben più energico di Van Der Bellen, Norbert Hofer è andato bene nel Burgenlad, al confine con l’Ungheria, e in Tirolo (anche se qui non ha sfondato, fermandosi a 50,7 per cento), le zone più rurali più esposte all’arrivo dei migranti dall’Italia e dall’Ungheria. In Tirolo, a far pendere la bilancia dalla parte del candidato della Fpo sono stati anche gli screzi con il governo di Roma sul transito dei profughi al Brennero: “Non accetterò che gli italiani distribuiscano pillole tranquillanti sui presunti controlli, mentre il numero di ingressi illegali cresce di nuovo”, aveva detto sabato il governatore locale Günther Platter. Van Der Bellen ha recuperato invece a Vienna, nonostante negli ultimi giorni i sondaggi  vedessero una crescita di Hofer anche nei quartieri operai un tempo presidio dei socialdemocratici, come a Heiligenstadt, dove si trova l’enorme Karl Marx Hof, la lunga teoria di case popolari fatte costruire negli anni Venti. Nella capitale, il settantaduenne professore universitario ha ottenuto quasi il 62 per cento dei voti.

 

Al primo turno, Hofer – smentendo anche i sondaggi più benevoli nei confronti della Fpo – si era piazzato in testa con il 35,1 per cento dei consensi, distanziando di quattordici punti l’ex leader dei verdi Van Der Bellen. Il terzo posto, con il 18,8 per cento, era andato all’indipendente Irmgard Griss, già presidente della Corte Suprema. Disastroso, invece, l’esito per i due principali e storici partiti del paese, che compongono la grande coalizione che governa l’Austria: il candidato socialdemocratico Rudolf Hundstorfer fermo all’11,3 per cento. Ancora peggio il candidato popolare Andreas Kohl, all’11,1.