L'avvocato Sven Mary (foto LaPresse)

Chi è il principe del foro belga che difende i terroristi

Luca Gambardella

Sven Mary è un avvocato anomalo e molto telegenico. E' il difensore di Salah Abdeslam, ma dopo gli attentati di Bruxelles qualcuno inizia a guardarlo con sospetto.

Roma. Occhi azzurri, testa rasata a zero, giaccone beige a coprire una maglietta nera. Sven Mary si è presentato così ai giornalisti nella prima conferenza stampa in cui comunicava di avere preso ufficialmente la difesa di Salah Abdeslam, il membro del commando jihadista responsabile della strage di Parigi dello scorso novembre arrestato la scorsa settimana. Mary è considerato “uno dei 10 migliori avvocati penalisti del paese”, tanto basta per alimentare speculazioni sulla stampa internazionale sul perché abbia deciso di difendere il jihadista di Molenbeek. E' conosciuto come "la stella degli avvocati di Bruxelles", "l'avvocato delle canaglie", "il principe del procedimento penale". Non disprezza farsi intervistare e finire davanti le telecamere, con il suo look sempre sportivo: alle conferenze stampa indossa piumini colorati, jeans e sneakers. Mary ha costruito la sua carriera difendendo gli indifendibili, jihadisti in particolare. Nel 2014 era stato l'avvocato di Fouad Belkacem, il capo del gruppo terroristico Sharia4Belgium, in quello che è passato alla storia come il processo che ha coinvolto il più alto numero di imputati per terrorismo islamico.

 

Nel suo passato c’è anche Kapplan Murat, soprannominato "il re dell'evasione", e ancora quello di Nordine Amarani, il poco rassicurante "assassino folle di Liegi". Ora è il turno di Salah, per mesi considerato il ricercato numero uno d'Europa. E i giornalisti, di conseguenza, hanno ripreso a dare la caccia al telegenico penalista, forse un po' troppo loquace per un processo delicato come questo.

 

Qualche ora dopo l'arresto di Salah Abdeslam, il procuratore della Repubblica francese François Molins aveva affermato in conferenza stampa che, nei piani iniziali dei terroristi, il 13 novembre dello scorso anno durante l'attacco a Parigi Salah si sarebbe dovuto far esplodere allo Stade de France, ma poi ha "cambiato idea" dandosi alla fuga. Domenica Mary detto alla tv belga RTBF di voler denunciare il procuratore per aver violato le regole procedurali – sul Guardian si parla di una violazione della privacy del presunto terrorista, e al sola idea fa vacillare anche il più granitico dei garantisti. "Il mio assistito ha intenzione di collaborare", ha detto Mary alla stampa non appena nominato avvocato di Salah (e su come l'islamista di Molenbeek si sia potuto permettere uno degli avvocati più costosi del Belgio ne ha scritto Mauro Zanon su Libero).

 

Il pentitismo di un jihadista è fenomeno raro ma non una novità. Eppure, se uno dei protagonisti dell'attentato più sanguinoso della storia moderna dovesse collaborare con la giustizia l’impatto mediatico sarebbe enorme. Mary lo sa e sottolinea a Derniere Heure che "Abdeslam è di importanza capitale per questa inchiesta. Direi quasi che vale oro". "Collabora, comunica, non si avvale del diritto di non rispondere", spiega il penalista. La collaborazione con gli inquirenti, chiarisce Mary, è "una precondizione" richiesta espressamente dal legale per assumere la difesa di Salah. Anzi, "la mia è una vera missione", dice Mary. “Non sono un personaggio troppo amato, ma non mi interessa, non è il mio ruolo”,  perché "una volta che si difende, si difende. Se questo significa anche prendere degli schiaffi, allora preferisco prenderli a testa alta", altrimenti – continua – "avrei fatto l'avvocato divorzista". Mary chiarisce che il caso di Salah è diverso da tutti gli altri: "Nei casi di terrorismo, gli imputati contestano l'incontestabile", Salah invece è disponibile a confermare che quel 13 novembre era a Parigi per uccidere. "E' per questo che il suo è un caso difendibile, fattibile e interessante". 

 

Poi però sono arrivati gli attentati di martedì scorso, quelli a Zaventem e Maelbeek, a Bruxelles, con 32 morti e oltre duecento feriti, e i media belgi hanno preso di nuovo d'assalto Mary. Se davvero la trasparenza promessa dal legale era cosa "fattibile", come diceva, questa non si è tradotta nei fatti. E i media argomentano così. Due dei terroristi identificati dalla polizia sono i fratelli Brahim e Khalid el Bakraoui, rispettivamente il kamikaze dell'aeroporto e quello della metropolitana. Entrambi, secondo quanto appurato dalla polizia, avevano protetto la fuga di Salah fino a ospitarlo nell'abitazione di Forest solo un paio di giorni prima che l'attentatore di Parigi fosse arrestato. I tre, insomma, hanno condiviso mesi di latitanza e ci si chiede ora come sia possibile che Salah non fosse a conoscenza dei piani dei due fratelli per attaccare l'aeroporto e la metro della capitale europea. Mary, da ieri mattina, non ha più parlato alla stampa ma ha fatto sapere che le rivelazioni di Salah potrebbero scardinare la rete d’omertà che ha protetto gli attentatori di Parigi. “Ho idee personali sul jihadismo ma le tengo per me. Quello che conta è difendere le persone che mi hanno chiesto di farlo”, ha detto domenica scorsa al Figaro. Ma gli attentati di due giorni dopo e la sfiducia diffusa nel sistema giudiziario belga lasciano molte perplessità a Bruxelles.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.