Giulio Regeni, il giovane ucciso al Cairo

Tutto quello che si sa sulla morte di Giulio Regeni

Luca Gambardella
Il dottorando italiano ucciso al Cairo avrebbe subito delle torture, secondo il procuratore egiziano. Ma la linea ufficiale della polizia parla di "incidente stradale". Gli elementi controversi

Roma. Secondo Ahmed Nagi, il procuratore egiziano che segue il caso della scomparsa di Giulio Regeni, lo studente italiano scomparso al Cairo lo scorso 25 gennaio e ritrovato senza vita mercoledì sera, la morte del giovane è stata lenta e dolorosa. Alcuni testimoni sentiti dall'Associated Press hanno affermato che il corpo ritrovato era seminudo, con segni di accoltellamento ed evidenti bruciature. Nagi ha parlato anche di possibili torture e forse gli assassini hanno tentato di bruciare il cadavere prima di disfarsene. L'avvocato egiziano Mohamed Sobhi, incaricato dagli amici di Regeni di occuparsi della vicenda, ha scritto sulla sua pagina Facebook che il corpo si trova attualmente nella camera mortuaria di Zenhom, nel quartier di Sayida Zeinab. Sobhi ha dichiarato di essersi recato sul posto per visionare il cadavere e di aver trovato imponenti misure di sicurezza e molti poliziotti che presidiavano l'ingresso della camera mortuaria. Tanto che il legale ha dovuto protestare con uno degli agenti affinché potesse identificare il corpo del giovane. Alla fine, i poliziotti gli hanno concesso di vedere solo il volto del ragazzo, permettendo a Sobhi di riconoscerlo.

 

Le autorità egiziane per ora hanno smentito qualunque ipotesi di tortura. Il generale Khaled Shalabi, direttore dell'Amministrazione generale delle indagini di Giza, ha parlato di "incidente stradale" e, intervistato dal quotidiano Youm7, ha escluso il movente criminale. Anche il suo vice, Alaa Azmi, ha confermato al Guardian la tesi dell'incidente stradale. L'ambasciatore egiziano a Roma, convocato stamattina dalla Farnesina, ha assicurato collaborazione con gli italiani sulle indagini e ha fatto richiesta formale al Cairo per l'avvio di indagini congiunte.

 

Al momento non si esclude alcuna ipotesi sulla morte di Regeni. Dall'inizio della presidenza di Abdel Fattah al Sisi diverse centinaia di persone sono sparite senza lasciare alcuna traccia. I servizi di sicurezza egiziani sono considerati da alcune organizzazioni non governative i responsabili di queste sparizioni misteriose. Il regime di Sisi, d'altra parte, mantiene un controllo stretto su qualunque forma di opposizione al suo governo, in particolare nei confronti dei Fratelli musulmani, già dichiarati fuori legge dal governo.

 

[**Video_box_2**]Le ultime informazioni su Regeni sono state fornite da alcuni dei suoi amici: il giorno dell'anniversario della rivoluzione egiziana, il 25 gennaio, intorno alle 20, Giulio doveva recarsi dal quartiere residenziale di el Dokki, sulla sponda sinistra del Nilo, alla centrale piazza Tahrir. Per farlo aveva deciso di muoversi a piedi e di completare il tragitto prendendo la metro alla stazione di Bohoot per scendere a quella di Bab al Louq. Da allora si sono perse le tracce del giovane. Il cadavere del dottorando è stato ritrovato a grande distanza, nei pressi della Città del 6 ottobre, un'area periferica del Cairo distante circa una quarantina di chilometri dal luogo della scomparsa. In occasione della ricorrenza del 25 gennaio, il governo egiziano aveva ordinato la massima allerta alle forze di sicurezza per scongiurare qualsiasi manifestazione non autorizzata. Il traffico era controllato e gli uomini della polizia presidiavano tutte le vie che conducevano al centro della Capitale.

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.