Mariano Rajoy (foto LaPresse)

La solitudine dei numeri primi

Redazione
Rajoy e i riformatori ammaccati ma vincenti. Segue però la strada del conservatore portoghese Passos Coelho, anche lui riformatore incallito, anche lui arrivato primo alle recenti elezioni di Lisbona, anche lui bloccato sulla via del governo da un’armata Brancaleone di tutte le sinistre. L’eccezione Cameron

Mariano Rajoy, il premier conservatore uscente in Spagna e il primo classificato alle elezioni di domenica scorsa con il 28,7 per cento dei consensi, ha un grande futuro dietro di sé. Infatti la somma dei veti del Partito socialista (“opposizione credibile”) e di Podemos (“incredibile opposizione”, sempre per citare il suo leader Iglesias) probabilmente spingerà lo stesso Rajoy ai margini della politica giocata. Detto ciò, nell’anno passato il premier conservatore si può intestare una crescita del pil pari al 3 per cento, la più rapida dell’Europa continentale, e una riduzione del tasso di disoccupazione del 5 per cento. Troppo facile dire che si sia trattato del rimbalzo di un gatto morto, perché la crescita in realtà ci fu anche l’anno scorso, eppure quest’anno Madrid ha creato ancora molta ricchezza. E se il tasso di disoccupazione iberico è tra i più alti in Europa, ciò non toglie che il governo dei Popolari abbia avviato fin dal 2012 una riforma radicale del mercato del lavoro, avvicinando la contrattazione alle aziende, rendendo più facile licenziare e dunque assumere, incentivando la produttività, il tutto dimostrato dai dati raccolti negli ultimi mesi.

 

Rajoy comunque segue la strada del conservatore portoghese Passos Coelho, anche lui riformatore incallito, anche lui arrivato primo alle recenti elezioni di Lisbona, anche lui bloccato sulla via del governo da un’armata Brancaleone di tutte le sinistre. Sono destre ammaccate, ma vincenti. Meglio delle sinistre socialiste ammaccate e comunque costrette a rincorrere i populisti. Alla solitudine dei numeri primi è sfuggito solo David Cameron, riconfermato quest’anno alla guida del Regno Unito. E a posteriori, a maggior ragione, si può osservare che quella dei Tory fu una vittoria lineare e perciò, in quest’Europa sottosopra, così inattesa per le nostre élite.

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