Un video dello Stato islamico appena pubblicato da Aleppo mostra un aereo della compagnia Air France

Molti tentativi di attacchi contro la Francia, questo è andato a segno

Daniele Raineri
Da un anno lo Stato islamico dichiara la propria ossessione militare contro la Francia, con una lunga serie di attacchi e con un numero eccezionalmente alto e ripetitivo di minacce di propaganda.

Il presidente francese François Hollande dichiara che è stato lo Stato islamico a compiere la strage di ieri sera a Parigi. Un’ora dopo è arrivata la rivendicazione chiara da parte del gruppo estremista, con un comunicato scritto in due lingue e con un messaggio audio, come nel caso dell’abbattimento di un aereo passeggeri russo in Sinai, due settimane fa.  Da un anno lo Stato islamico dichiara la propria ossessione militare contro la Francia. Il governo francese considerava così probabile un attacco dello Stato islamico che aveva ordinato in via preventiva l’inizio dei bombardamenti in Siria (cominciati a fine ottobre),  come racconta un articolo del Wall Street Journal pubblicato il 15 settembre, due mesi fa. L’intenzione era quella di mettere sotto pressione e di colpire l’ala francese del gruppo di Abu Bakr al Baghdadi, formata da centinaia di volontari (secondo una stima al ribasso) tra cui verosimilmente anche gli organizzatori materiali e forse anche gli esecutori del massacro di ieri.

 

Le minacce contro la Francia sono frequentissime nella propaganda dello Stato islamico, per molte ragioni, una delle quali è senz’altro la presenza di molti combattenti con passaporti francese nel gruppo terrorista. Ogni poche settimane esce un nuovo video in lingua francese o con protagonisti francesi e tutti contengono minacce di attacchi contro Parigi. A settembre 2014 il portavoce del gruppo, il siriano Abu Mohammed al Adnani, ha citato i civili francesi come obiettivi legittimi di attacchi con ogni mezzo, anche con coltelli oppure “con le automobili” e lo ha detto di nuovo a febbraio. A luglio un francese a volto coperto ha minacciato in modo esplicito: “Riempiremo di cadaveri le strade di Parigi”, in un video che mostrava l’uccisione con uno sparo alla nuca di un prigioniero siriano. Ad agosto tre turisti americani hanno sventato un attacco in grande stile su un treno che viaggiava tra Bruxelles e Parigi. Tra gennaio e aprile, secondo i servizi di sicurezza francesi, almeno cinque piani di attacchi terroristici sono stati fermati in tempo. A luglio un piano per rapire e decapitare davanti a una videocamera un alto ufficiale dell'esercito francese è stato bloccato. E’ verosimile che altri attacchi falliti non siano stati rivelati e questo spiega sia il pessimismo preventivo del governo francese sia il numero eccezionalmente alto e ripetitivo di minacce di propaganda – preparavano il pubblico per  attentati che non sono stati realizzati.

 

A volte queste minacce in anticipo dello Stato islamico contro la Francia non sono esplicite, ma sono soltanto accennate, disseminate come indizi per i più attenti nel materiale di propaganda. Queste allusioni soddisfano senz’altro il carattere iniziatico dello Stato islamico, ai cui membri piace lasciare intendere di essere a conoscenza di segreti che il resto del mondo non può conoscere o non conoscerà fino al momento di una terribile, definitiva rivelazione (per esempio: l’attacco in stile Mumbai di ieri a Parigi). Inoltre questi indizi rafforzano l’idea fra gli adepti e i simpatizzanti che lo Stato islamico abbia un piano d’azione perfetto che procede per fasi inevitabili. Se l’attacco funziona, gli indizi assumono a posteriori lo status di anticipazioni per pochi eletti. Se gli attacchi terroristici falliscono, gli indizi restano senza importanza.  Del resto non si tratta di una tecnica nuova: Osama bin Laden si fece intervistare da una tv con alle spalle una grande mappa dell’Africa, poco prima degli attacchi del 1998 in Kenya e Tanzania. La rivista dello Stato islamico, Dabiq, ha messo in copertina la moschea di Kairouan, in Tunisia, poco tempo prima della strage di turisti in spiaggia. L’attentatore veniva dalla stessa città, che è terreno fertile per il jihad africano. La propaganda dello Stato islamico è un continuo gioco di rimandi: per esempio, un video appena pubblicato da Aleppo mostra un aereo della compagnia Air France, un altro video recentissimo mostra sequenze video girate a Parigi durante l’attacco alla redazione di Charlie Hebdo.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)