Sigmar Gabriel con Angela Merkel (foto LaPresse)

Tedeschi primi anche con l'Iran

Redazione
Le sanzioni economiche all’Iran non sono ancora state sollevate, Teheran deve prima dimostrare di aver rispettato i patti, ma l’inchiostro sulle firme del deal nucleare era ancora fresco che già il vicecancelliere tedesco, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, è volato in Iran con il meglio dell’imprenditoria tedesca.

Le sanzioni economiche all’Iran non sono ancora state sollevate, Teheran deve prima dimostrare di aver rispettato i patti, ma l’inchiostro sulle firme del deal nucleare era ancora fresco che già il vicecancelliere tedesco, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, è volato con il meglio dell’imprenditoria della Germania per gettarsi nel piatto ricco dell’economia iraniana. Gabriel è arrivato in Iran lunedì, è la prima visita ufficiale di un membro del governo tedesco in 13 anni e la prima di un leader occidentale dalla firma del deal, e mostra come l’urgenza di Berlino (e di tutto l’occidente) per conquistare un posto nell’Iran riaperto al mondo vada ben oltre le cautele per un accordo nucleare che ancora preoccupa.

 

Durante la visita il vicecancelliere ha espresso preoccupazioni per i diritti umani, ha perfino chiesto agli ayatollah di riconoscere Israele (è stato spernacchiato) ma poi ha annunciato, oltre ad accordi commerciali miliardari, anche una grande conferenza economica Germania-Iran da tenersi in autunno, la prima in un decennio, come se l’Iran fosse un tranquillo partner d’affari appena ritrovato, e non uno stato canaglia e sponsor del terrorismo internazionale che ancora deve dimostrare la sua redenzione. I tedeschi sono arrivati per primi, come al solito loro sanno cogliere le occasioni, ma l’assalto all’economia iraniana è appena iniziato, l’Italia è in buona posizione, ai primi di agosto arriva il ministro Gentiloni, ma dopo il francese Fabius, previsto a Teheran la settimana prossima: il viavai degli uomini d’affari occidentali sarà decisamente più fitto di quello degli ispettori nucleari. Una volta che il deal è siglato non si può restare indietro, ma la trasformazione dell’Iran in partner fidato è altra cosa.

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