Militari sul luogo dell'attentato a Dallas, Texas (foto LaPresse)

Piombo sul Charlie Hebdo del Texas

New York. “Non puoi disegnarmi!”, grida Maometto brandendo una scimitarra in faccia al disegnatore che lo sta ritraendo, del quale si vedono soltanto le mani intente a completare l’opera. “E’ proprio per questo che ti disegno”, è la risposta beffarda del vignettista.

New York. “Non puoi disegnarmi!”, grida Maometto brandendo una scimitarra in faccia al disegnatore che lo sta ritraendo, del quale si vedono soltanto le mani intente a completare l’opera. “E’ proprio per questo che ti disegno”, è la risposta beffarda del vignettista. Per questa vignetta, Bosch Fawstin è stato premiato domenica sera in un concorso intitolato “First Annual Muhammad Art Exhibit and Contest” a Garland, un sobborgo di Dallas. Dopo la cerimonia di premiazione due uomini armati di fucili d’assalto sono scesi da un’auto parcheggiata di fronte al Curtis Culwell Center, il centro congressi dove si svolgeva l’evento, e hanno sparato su una delle guardie alle porte, ferendola a una gamba. La polizia ha risposto al fuoco, uccidendo i due attentatori. Uno è stato identificato come Eliot Simpson, trentenne di Phoenix che alcuni anni fa ha tentato di unirsi alle brigate jihadiste di al Shabaab in Somalia. Le autorità allora non riuscirono a provare le sue connessioni alla rete del terrorismo internazionale, e fu condannato a tre anni di libertà vigilata per aver mentito agli inquirenti.

 

A Garland ha tentato di mettere a tacere con la violenza i vignettisti che dipingono Maometto, secondo uno schema tragicamente noto in Europa, da Copenaghen alla redazione di Charlie Hebdo a Parigi, ma senza successo: “Sono venuti per ucciderci e sono morti. Giustizia”, ha scritto il vincitore del concorso. Garland non è un sobborgo scelto a caso. E’ lì che dopo la strage di Parigi si è tenuta una delle più grandi manifestazioni contro le raffigurazioni che offendono l’islam, e per questo l’attivista Pamela Geller, cofondatrice dell’American Freedom Defense Initiative, ha deciso di organizzare una manifestazione  ispirata al “Draw Mohammed Day”, iniziativa lanciata anni fa dalla vignettista di Seattle Molly Norris. Da allora Norris si è inabissata in un programma di protezione della polizia, e di lei non si hanno più notizie. Geller aveva invitato per l’occasione Geert Wilders, politico olandese e critico dell’islam su cui pendono fatwe e minacce a non finire, che nel vibrante discorso per la consegna del premio ha spiegato che “abbiamo fatto una mostra con le vignette di Maometto per mostrare ai musulmani che l’islam non può dettare legge”. Samuel Huntington aveva torto, ha detto Wilders, perché “questo non è uno scontro di civiltà ma fra la civiltà e la barbarie”. Dopo l’attacco ha scritto su Twitter: “Mai arrendersi al terrorismo!”. L’attivista conservatrice stava tessendo l’elogio dei coraggiosi vignettisti che avevano partecipato all’evento quando gli agenti dello Swat team l’hanno informata dell’attacco e portata al sicuro. “Questa è una guerra, e la guerra è qui, non a Parigi o a Copenaghen, ma qui in Texas”, ha detto ieri, mentre i media americani tiravano fuori dai server vecchi ritratti che la dipingono come una fanatica settaria, la personificazione dell’islamofobia.

 

[**Video_box_2**]Robert Spencer, che assieme a Geller ha fondato la American Freedom Defense Initiative, spiega al Foglio che “questa è la prima volta che vediamo un tentativo violento di imporre la sharia sul suolo americano”, mentre nel corso degli anni gli attacchi o i complotti sventati di terroristi islamici radicalizzati in America erano tendenzialmente in risposta alla presenza bellica in Afghanistan e Iraq. Spencer aggiunge però che “non sarà l’ultima, specialmente se consideriamo la volontà dei media mainstream di arrendersi alle intimidazioni e alle richieste degli assassini”. Barack Obama ieri non ha immediatamente parlato dell’accaduto, “e dubito che dirà qualcosa”, dice Spencer. “Dovrebbe dire qualcosa in difesa della libertà di parola ma quasi certamente non lo farà. E’ pur sempre l’uomo che ha detto: ‘Il futuro non deve appartenere a quelli che offendono il profeta dell’islam’”. Gli organizzatori della manifestazione avevano speso 10 mila dollari per la sicurezza, ma la fonte dello sconcerto è che almeno uno dei due attentatori era nelle liste dell’Fbi. Una falla nel sistema che sembra parte di un più generale abbassamento delle difese immunitarie contro il terrorismo in America: “Le iniziative antiterrorismo sono state sabotate dalla linea ufficiale, che consiste nel negare le radici ideologiche del conflitto. Non puoi sconfiggere un nemico che hai deciso di non riconoscere”, conclude Spencer.