Nicolas Sarkozy (foto LaPresse)

Sarkozy vince due volte, ma dov'è il sogno da offrire alla Francia?

David Carretta
Il leader dell’Ump batte il suo rivale interno Juppé, sempre riciclando il programma del 2007. La Le Pen arriva “tre” o quasi.

Bruxelles. Nicolas Sarkozy ha vinto, Marine Le Pen ha confermato il suo radicamento territoriale ma non ha stravinto come invece volevano le attese, Manuel Valls è riuscito ad arginare l’emorragia del Partito socialista a poco più di due anni dalla fine del mandato di François Hollande. L’aritmetica delle elezioni provinciali di domenica in Francia ha permesso a tutti di rivendicare un piccolo successo. “L’alternanza è in marcia”, ha annunciato Sarkozy, interrompendo la serie negativa seguita al suo ritorno alla leadership dell’Ump. “Abbiamo sloggiato il Ps”, ha spiegato Le Pen, il cui partito andrà al ballottaggio in quasi la metà dei cantoni domenica prossima. Il risultato è stato “onorevole”, ha detto Valls, sostenendo di aver fatto da diga all’onda del Fn. Ma dietro ai risultati del voto si continua a vedere la “crisi di regime” che la Francia attraversa da oltre un decennio, a causa dell’immobilismo conservatore dei due principali partiti di governo. Il pericolo non è tanto l’estrema destra antisistema, che sembra aver esaurito il suo bacino elettorale: Le Pen ha raccolto i frutti della campagna di diffusione capillare sul territorio, ma non ha realizzato l’obiettivo di diventare il “primo partito di Francia”. Il rischio è che Ump e Ps non escano dalla paralisi e non riescano a offrire agli elettori l’immagine di partiti in grado di governare e riformare.

 

Per Sarkozy, la vittoria alle amministrative è tattica, sia a livello di politica nazionale sia in termini di dominio sul partito. Il “né con il Fn né con il Ps”, lanciato dopo l’esclusione del candidato Ump dal ballottaggio delle suppletive per il collegio del Doubs all’Assemblea nazionale, ha pagato: Sarkozy si è conquistato il titolo di primo oppositore di Hollande e di unica alternativa per frenare Le Pen. Il rifiuto del “Front républicain” (il voto ai socialisti nei ballottaggi con il Fn, ndr) gli ha permesso anche di liberarsi dei principali sfidanti interni all’Ump, a cominciare dall’ex premier Alain Juppé, che nel centrodestra rappresenta l’unico avversario forte per la candidatura presidenziale. Domenica prossima, dopo la probabile conferma della vittoria nel secondo turno delle amministrative, il leader dell’Ump potrà lanciare la campagna presidenziale per il 2017, senza temere contendenti interni. Ma, per quanto “prezioso per Sarkozy, questo successo non cancellerà le incertezze strategiche dell’Ump”, ha scritto il Monde. Il 30 per cento ottenuto grazie all’alleanza con i centristi dell’Udi non permette facili trionfalismi. A corto di idee, Sarkozy sta riciclando gran parte del programma che lo aveva portato all’Eliseo nel 2007, ma che otto anni dopo non seduce più la Francia in crisi. Al di là della trasformazione del nome dell’Ump, Sarkozy continua a navigare a vista, senza una strategia definita e un programma politico in grado di far sognare di nuovo i francesi.

 

[**Video_box_2**]Quanto alla sinistra, la disfatta evitata da Valls non augura nulla di buono in vista delle presidenziali. “La sinistra ha salvato la faccia, ma non se stessa”, ha scritto il Monde, constatando che a livello locale il 21 per cento è il secondo peggior risultato degli ultimi decenni. Il premier ha confermato di essere l’unico leader popolare nel Ps: con il governo di Jean-Marc Ayrault, diretta emanazione dell’Eliseo, i socialisti avevano avuto il 17 per cento alle europee dello scorso anno. Ma Valls rischia di rimanere schiacciato tra le velleità di Hollande e le divisioni nel Ps. Marine Le Pen, almeno, può dire che il Fn sta bene: il 25 per cento è il miglior risultato in un’elezione amministrativa. “Chi sceglie il Fn lo adotta” per sempre, ha detto Marine. Il sogno di andare al ballottaggio alle presidenziali può continuare a essere coltivato. Ma l’estrema destra antieuropea e anti immigrazione ha raggiunto il limite dell’appeal elettorale. Se si considera che Parigi non è andata alle urne, Le Pen ha ottenuto meno che alle europee.

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